Unforgettable: il 2014 di Lukas Podolski

31 dicembre 2014

Wembley, 17 maggio 2014 ...
Lukas Podolski, 30 anni a giugno, sembra in rotta con l'Arsenal. Sembra possa lasciare il club nella finestra di calciomercato di gennaio. Alcune voci lo dicono vicino all'Inter. Costituirebbe anzi la risposta di Thohir al colpo di Galliani, che ha portato Cerci al Milan. Ovviamente, sul piano del prestigio e dei risultati in carriera, tra i due non c'è (non ci sarebbe) confronto. Noi di Eupallog speriamo di vederlo davvero sui campi italiani. E' un nostro 'beniamino'. Per questo siamo andati a rileggere la storia recente di Poldi. Quella del 2014, partita per partita. Affinché - dovesse arrivare, dovesse sfondare o dovesse deludere - si possa eventualmente disporre di dati su cui misurare il suo rendimento pedatorio nel 2015.

* * *

L'Arsenal inizia il 2014 sorprendentemente in testa alla Premier League. Ha però qualche problema in attacco. Nel senso che le migliori punte centrali sono in infermeria. E anche Theo Walcott non gode di ottima salute. Reduce da un lungo infortunio ma 'sano' è invece Lukas Podolski. Una grande risorsa per Wenger, che tuttavia lo considera un attaccante esterno - i numeri sulla maglia contano poco ormai, ma perché a Poldi piace il 'nove'? - e storce il naso quando gli suggeriscono di schierarlo a sostituzione di Giroud o di Bendtner. 

A ogni modo, si deve fare il brodo (e i punti) con quel che c'è a disposizione. Podolski ha ventotto anni (e mezzo), ha smesso da poco gli abiti di Santa Klaus e così, pieno di fiducia, scende in campo da titolare all'Emirates nella prima partita del girone di ritorno, a Capodanno. L'Arsenal riceve il neo-promosso Cardiff, che veleggia in acque basse della classifica. I Gunners faticano; Poldi ancora di più. Wenger lo sostituisce al 65° con il danese Bendtner (a misplaced Podolski pass proved the final straw for Wenger, who immediately replaced the German with the big Dane: vedi), ed è proprio  Bendtner che schioda il match a due minuti dalla fine. Buon segno? Cattivo segno? Beh, povero Poldi, non giocava da quattro mesi and he lacked a little bit the sharpness that is needed up front. He needed a game and he got it today. it was not easy for him because Cardiff were very well organised and worked hard: parole di Arsene, difensore d'ufficio [vedi].

Quattro giorni dopo, ancora all'Emirates, c'è un atteso derby di FA Cup (Third round proper). Il derby londinese per eccellenza: Arsenal-Tottenham. Dicono taluni: Giroud is struggling with an ankle problem, so Podolski should feature in the starting lineups [vedi]. Dicono altri: one of the factors Spurs will be hoping to expose in their opposition is Arsene Wenger's lack of options up front. With Nicklas Bendtner injured and Olivier Giroud ill the manager will be hard-pressed to find an out-and-out striker today. Lukas Podolski is on the bench and Wenger will likely need him before the 90 minutes are over [vedi]. Vero, Poldi siede in panchina, e si alzerà solo per tornare negli spogliatoi alla fine del primo e alla fine del secondo tempo. Vittoria casalinga e classica (gol di Cazorla e dell vecchio Rosicki). Applausi.

Poldo ripoggia per novanta minuti i deretani sulla gloriosa panca di Villa Park nel Monday Night del 13: vede i compagni dominare nel primo tempo, boccheggiare a fine partita. "Wenger mi sta risparmiando in vista del Fulham", dice al compagno e amico coreano Park-Chu young (foto), che chissà se capisce un'acca di quest'argomentazione . La versione dei media è diversa. Lukas Podolski has done little to dispel speculation that he is unhappy at Arsenal after reacting to Arsene Wenger’s decision to leave him on the bench against Aston Villa [vedi].

Il pullman del Fulham passa davanti alla statua di Chapman il 18 gennaio, e qualche tremore emerge nei pensieri dei Cottagers. "Speriamo non giochi Podolski", si dicono l'un l'altro, con semplici sguardi. Wenger esaudisce i loro desideri, il tedesco non gioca. Anzi sì, ma solo gli ultimi venti minuti. Entra per sostituire un tale Serge Gnabry (e chi è mai? ah sì, un altro bocia teudisco), ma il referto della partita è già impacchettato e spedito in archivio: doppietta di (ancora!) Cazorla. Ciò nonostante, Poldi cerca di sfondare, ma senza fortuna: Substitute Lukas Podolski went close to grabbing Arsenal’s third goal of the game, as the German international was thwarted by a tremendous stop by Stekelenburg who tipped a rasping effort onto the post in the 71st minute [vedi].

Why doesn't Podolski play?, si chiedono i supporters dell'Arsenal [vedi]. "Semplice", pensa Lukas, "Arsene mi tiene fresco per la coppa". E difatti, Poldi scende in campo all'Emirates il 24 gennaio, quarto turno di FA Cup, e fa il diavolo a quattro. Due gol in meno di mezz'ora, fantastico! Ah, contro chi? Contro il temutissimo Coventry Football Club, arenato nella League One (la terza serie, per intenderci) e sommerso dai debiti [vedi HL]. Così, il 25 gennaio, su "WorldSoccer", un articolista titola: Lukas Podolski Could Be the Key for Arsenal in Premier League Title Race [vedi]. Wow!

Riscaldamento, durante l'intervallo
"E chi mi toglie di squadra, ora?", presuppone il leggendario bomber. Il 28 cade di martedì, e la comitiva guidata da Wenger si reca a Southampton. Bella partita, l'Arsenal va sotto nel primo, ma rimonta e sorpassa all'inizio del secondo (Giroud e il redivivo Cazorla), poi ci pensa Lallana a cristallizzare un bel pareggio per una bella partita. E Poldi? Poldi c'è. Entra al 90°, Giroud non si regge più in piedi e ha preso pure un giallo ("non si sa mai", borbotta Wenger). Nemmeno il tempo di assaggiare la consistenza del prato e le rotondità del pallone: game over. La domanda corre di bocca in bocca: Did Wenger miss a trick by leaving out Podolski? E già. While the Saints were very much deserving of a point, after Arsenal completely failed to turn up in the first half, the one question on every Arsenal fan’s minds is why on earth didn’t Wenger start with Lukas Podolski, and then why did he delay his introduction [vedi].


"Ehi, amigo! Dovresti giocare un po' meglio!" (Ozili)
"E dunque alla prossima!", dice Poldo a quei suoi fans giunti fino al St. Mary's. La prossima (domenica 2 febbraio) è un derby con il Palace. Poldi è nell'XI di partenza. Primo tempo da dimenticare. Al 47° sblocca Oxlade-Chamberlain. Al 72° il tedesco esce, e un minuto dopo Oxlade raddoppia. "Sarà un caso?", rimugina Wenger. Che si dice? Podolski's afternoon was best summarised when he luckily skipped past Joel Ward, hesitated to shoot and was quickly closed down. Thirty seconds later, he got his shot off from 10 yards but blasted it well wide. "Poldi" is popular, though, and that intensified when he went toe-to-toe with Pulis, detested by Arsenal fans thanks to his Stoke stigma, after he animatedly accused him of fouling Ward. Invariably substituted, Podolski's anodyne afternoon came to an end in the 72nd minute. Oxlade-Chamberlain doubled the lead - and his tally - a minute later as Arsenal continue to be reliant on those further back, rather than up front [vedi].

Sabato 8 febbraio è il giorno della disfatta. Un giorno nerissimo nella storia dell'Arsenal. Niente da fare, anche quest'anno la Premier finirà in altre mani, e lo si capisce proprio l'8 febbraio ad Anfield. Si gioca all'ora di pranzo. Dopo venti minuti i Reds pensano già al tea delle cinque. Quattro a zero. Poi diventano cinque. "Mah sì, fatti una sgambata", concede Wenger. Poldi fa il suo ingresso in campo all'ora precisa di gioco. L'Arsenal segna il gol che attesta la sua presenza in campo. La 'sua' è riferito all'Arsenal, non a Poldi. Segna Arteta, su rigore.

"Poldi's on the bench e mi fa le boccacce", protesta Rooney
Si rigioca quasi subito, di mercoledì. 12 febbraio. Arsenal-Unted, facile (sulla carta) per i Gunners, visto come butta per i Red Devils abbandonati da Sir Alex e spericolatamente guidati da Moyses. "Mister, oggi tocca a me, dall'inizio!", implora Poldi. Insensibile Arsene! Finisce zero a zero, "e cos'avevo detto?", fa notare il tedesco a fine match. "Mi verrà il raffreddore, se continuo a marcire in panchina!". "Vedremo domenica", bofonchia Wenger. La sua esclusione pressoché sistematica stupisce la critica: It is more than bemusing that Podolski was not used late on against United as he is a very different player to any other at the Emirates, possessing a powerful running style and a genuine rocket of a strike he is not afraid to unleash from range [vedi]. I fan dell'Arsenal protestano:Bench Ozil! We need to start playing Podolski! [vedi].

Oh my God!
Domenica 16 febbraio c'è l'occasione di dare la sbornia con interessi ai Reds: quinto turno (vale a dire ottavi di finale) di FA Cup. Annunciano le formazioni. Gioca Podolski. Dal primo minuto. Mormorio incredulo dell'Emirates. Poldi è uomo di coppa. Chamberlain apre la partita, e Poldi la chiude. Esce tra gli applausi al 69° [vedi HL]. Ma, in fondo, perché esce? E perché solo un sei in pagella [vedi]? Ah, certo. Esce subito dopo aver messo giù Suarez e regalato un rigore al Liverpool (foto), riaprendo la partita. Wenger lo fulmina con lo sguardo.

Certo, tuttavia, Arsene non lo toglierà dagli undici, specie ora che arriva il Bayern, la sua ultima squadra, la squadra di Guardiola, la squadra campione d'Europa. Il big-match si gioca all'Emirates il 19. Wenger ha altri disegni (tattici). Il Bayern passeggia (due a zero). "Questa era la mia partita!", pensa Poldi, che accumula altri novanta minuti di frustrazione in panca. Ma intanto rivanga il passato. Ammette che le cose non sono andate come lui sperava. I believe that if Jupp Heynckes had arrived one or two weeks earlier in 2009, I would probably still be at Bayern now [vedi]. Sarà. Intanto, il suo compare Ozil ha ciccato un rigore, e la popolarità del turco-tedesco all'Emirates è in ribasso. Poldi, invece, è sempre un beniamino. Why Didn't Podolski Start? è il titolo dato da ArsenalFanTv al video con gli highlights della partita [vedi].

Si gioca a ritmo serrato. Arsenal-Sunderland, il 22 febbraio. Wenger promette cambiamenti, (Podolski must start up front, team-mates urge Wenger: vedi). "Poldo, te la senti di scavallare per novanta minuti? Qui c'è un sacco di gente che non si regge più in piedi". "Mister, non vedo l'ora". Trionfo dei Gunners: quattro a uno. Poldi avrà combinato sfracelli, pensano quelli che hanno appena saputo il risultato. Macché. Neanche un gol. Neanche un assist. Nulla o quasi - un bel tiro in porta da lontano è la sola cosa che le cronache riportano (vedi). "Hai fatto il portoghese", sussurra Wenger.

Sguardi differenti: uninterested
Primo marzo. Poldi, giochi a Stoke-on-Trent? "Certo, perché non dovrei?". Gioca, ma esce al 66°, siamo sullo zero a zero. Dieci minuti dopo, lo Stoke passa. Tre punti buttati via. "Io esco e quelli segnano: non può essere un caso": Poldi non le manda a dire, ma Wenger ha parecchie gatte da pelare e nessuna voglia di piagnistei. Anche tra quelli della Clock End inizia a sorgere qualche dubbio: Did almost nothing noteworthy. His movement was poor, his work rate was nothing special, and he just looked uninterested. Shouldn’t start the next game [vedi].

Poldi è partito. La Nationalmannschaft chiama, Gioacchino Manicarrotolata ha un debole per lui. O aveva? Joachim Löw demands more of Podolski and Ozil, riportano cronache informate. Secondo l'informato osservatore, i dubbi riguardano soprattutto Ozil: Podolski has been a bit-player since 2010 [vedi]. E' uno dei pochi centenari, sì, uno dei pochi ad aver disputato più di cento partite con quella maglia. In Brasile però sarà sicurissimo protagonista. E anche la Germania. Per questo occorre prepararsi bene. Poiché si andrà in Sudamerica, facciamo la conoscenza delle sudamericane. Bella sfida col Cile, il 5 marzo. Partita maschia, a Stoccarda. Com'è andata, Poldi? "Così così". In effetti, Gioacchino ha provato Klose, e messo in campo Poldi solo all'83°, al posto di Mario Götze ...

"La mia vera casa è l'Arsenal", ripete Poldi sull'aereo per Londra. Quarti di FA Cup, ai Gunners va bene perché (è il sorteggio) si gioca ancora una volta all'Emirates. L'avversario è pericolosissimo. Il lanciato, veloce e tignoso Everton. "Se le cose vanno come devono andare, ti metto un po' di benzina nei muscoli", lo avverte Wenger. Podolski only makes the bench (poor iPod), and Vermaelen stands in for the injured Koscielny [vedi]. Le cose non vanno bene: vanno benissimo. E allora Arsene decide che, in fondo, non vale la pena di infierire sui Toffess quando a cinque minuti dalla fine si è già sul quattro a uno. "Fai una corsetta fino ad Highbury, Poldi, così, per tenerti in forma". Poldi esce di corsa dall'Emirates, passa di fianco a Chapman, Chapman lo guarda e scuote il testone.

Poldi scrive sms e manda selfies a tutti i suoi amici di Monaco. "Venite a vedermi, martedì!". Tutti all'Allianz, una festa, ritorno degli ottavi di Champions. Nessuna speranza per l'Arsenal. Non fosse per Poldi, chissà mai. Lui, effettivamente, è carico come un bisonte. Prende un giallo. Segna Ribery. Poldi pareggia. Finisce uno a uno, troppo poco [vedi HL]. "Avessi giocato anche all'andata ...". Chi ha scommesso su un suo gol, oltretutto, si è arricchito: Bet365 lo quotava 9/2 [vedi].

Incombe il derby col Tottenham, a White Hart Lane. Anticipato, certo per via del calendario di coppa. Poldi è un portafortuna, Wenger l'ho capito. Parte negli undici, Rosicki segna subito. "Vieni Poldo, devo darti un'istruzione", lo chiama Arsene. Di nascosto, intanto, mentre finge di dirgli qualcosa, ordina la sostituzione. Fuori Podolski, dentro Nacho Monreal (e chi è?). Corre il 77° minuto della partita. Dopo il triplice fischio, tuttavia, chi è quel giocatore dei Gunners che si butta a raccogliere gli osanna dei fans? Poldi, naturalmente (foto). At the final whistle the players went to the away fans to thank them for their support. German Arsenal forward Lukas Podolski went one step further, jumping into the crowd to celebrate with the fans. Podolski probably bleeds Arsenal [vedi].
 
Insolazione!
Inizia la primavera, alle porte c'è un altro bel derby londinese. Il 22 marzo, a Stamford, si va a trovare la cricca di Mou. Poldi inciderà sicuramente, come ama fare nelle grandi partite. Sono trascorsi la bellezza di diciassette minuti quando Hazard, dal dischetto, insacca il terzo pallone. Tre a zero, il Chelsea cannoneggia, l'Arsenal è uno zatterone alla deriva. Poldi abbandona la nave al 24° (del primo tempo, s'intende). "Mister, perché mi toglie? Manca  parecchio alla fine!". "Come esterno sinistro non funzioni. Dentro Vermaelen". Finisce sei a zero. Not quite sure why it took Wenger six minutes to send Vermaelen on at left-back, Podolski – whose defensive limitations were a contributory factor in the debacle – coming off, detta un osservatore in tempo reale [vedi]. Colpa di Arsene, insomma.

Tre giorni dopo, l'Arsenal riceve i gallesi di Swansea. Bella partita. Ma solo un pari, due a due. Va avanti lo Swansea, il tempo passa. Wenger è disperato. Si volta verso la panchina. Fa la conta ("Pimpumdoro la lincia la lancia"). Dal mazzetto dei panchinari, esce Poldi. Esce e segna. Uno a uno. Un minuto dopo, serve un assist a Giroud. Due a uno. There is no doubt that substitute Lukas Podolski has turned this game around. Scored one and made one! [vedi]. Ci pensa quel reprobo di Flamini a rovinargli la giornata. Autogol al 90°. Povero Poldi, non se lo meritava [vedi HL].

Poldi is an enigmatic footballer. Podolski is a conundrum that Wenger will be desperate to solve [vedi]. Ultima partita di marzo, ancora all'Emirates, contro i Citizens. Poldi gioca - e ci mancherebbe. Anzi, per risollevare Flamini dalle recenti tristezze gli regala l'assist del pareggio. Poldi è stanco, e a dieci minuti dalla fine esce tra le ovazioni dei fans, sostituito da Chamberlain. Siamo al paradosso: Lukas Podolski the cause of and solution to all of Arsenal’s problems? [vedi]. Il problema di Poldi è la 'fase difensiva'. Partecipa poco. E se lo fa, è un guaio per i Gunners ... He can be devastatingly effective going forward but is occasionally a liability from a defensive point of view [vedi ancora].

Il 6 aprile, a Goodison Park, sarà un inferno, visto quel che è accaduto un mese prima. L'Everton sta vincendo tre a zero, Wenger è indispettito, lo si può ben capire. Ma perché togliere proprio Poldi al 66°? Forse gli altri stavano giocando meglio? The German forward would record five shots in just over an hour of action, but failed to yield any positive results. Ah, ecco: polveri bagnate. Si arrabbiano anche i suoi followers: Podolski the leader of selfie gang but on the pitch he isn’t a leader anymore [vedi]. Durissimi i giudizi della Clock End: Also left the defence exposed, and also created very little. Although, he tried to get in behind the Everton defence, and he had a good shot saved by Howard in the first half. With Ramsey now back, he too should be dropped [vedi].

Si è fatto male? No, è stato sostituito
Si va a Wembley, il 12 aprile. Per ora è solo la semifinale. Col Wigan, detentore del trofeo. Una sfida monumentale. Una montagma da scalare. Un club di Championship, che perciò risparmia energie e fa il castigamatti di coppa. Wigan have "no chance" of reaching the FA Cup final if Arsenal play to their full potential, says a confident Lukas Podolski [vedi]. Proprio percìò, Poldi, dev'essere la tua partita. Fai vedere perché porti il numero nove sulla schiena. Il Wigan è il Wigan, si conferma, passa alla mezzora (penalty) e si attesta. "Qui bisogna cambiare registro", pensa Wenger. E quindi? Quindi cambia il centravanti. Fuori Poldo, dentro Giroud. Wenger needed to react but his decision to replace Lukas Podolski, rather than the struggling Sanogo, with Giroud was met with a loud chorus of jeering from the increasingly anxious Gunners fans [vedi].Va beh, il pareggio lo firma pur sempre un tedesco. Inzuccata di Mertesacker. Poi i supplementari. Poi i rigori. Quelli del Wigan ne sbagliano troppi. Si torna a Wembley, Poldi! “Final step. See you in Wembley again….. #afc #facup #wembley #bfg #poldi #aha #redarmy” [vedi].


Tutto per voi!
Derby rilassante, quello del 15 con gli Hammers. Ormai la Premier è andata, del resto. Bella vittoria dell'Arsenal, tre a uno, in rimonta. Chi segna il gol più importante (il primo) e quello più inutile, il terzo, a un tiro di schioppo dal triplice fischio? Poldi, naturalmente [vedi HL]. E' famoso per questo. E' un feroce raddrizza- ma soprattutto un tremendo ammazza-partite, che spietatamente compare e infierisce quando le medesime sono già morte da un pezzo. Sette e mezzo in pagella: Dug his team out of a hole with the equaliser, and eased nerves with the third [vedi].

Domenica 20 aprile, Poldi si conferma. Trasferta in quel di Hull. Facile tre a zero. Lui ne insacca due. Ovviamente, mica il primo! [vedi HL]. La critica tace. He reckons if he keeps on scoring no one will talk about where he plays. He said: "When you score the goals nobody speaks about where you play". [vedi]. Il 28 - altro bel Monday Night - si torna all'Emirates. Altro tre a zero. A quegli smorfiosi francofili del Newcastle. Lukas Podolski has never started more than six games in succession for Arsenal and this is a record that he will match if lining up from the opening whistle against Newcastle. Sulle sue performance si fiondano gli scommettitori. Therefore, Podolski’s price of 6/5 to score in the 90 minutes should certainly be considered, while 9/2 is attractive odds that the 28-year-old opens the scoring. Taking the same price that he is the last goalscorer is not as lucrative though, as the former Bayern Munich man has completed the full 90 minutes in three Arsenal appearances all season [vedi]. Poldi fa il record ma resta all'asciutto. "Beh?", gli fa un cenno Wenger quando il match è agli sgoccioli. "Fammi vedere il tuo colpo preferito, il colpo di grazia!". "Stavolta preferisco non infierire, mister, ma almeno oggi vorrei giocare la partita per intero". Accontentato.

Penultima di Premier, il 4 maggio, tra le mura amiche contro il WBA. Ormai che si gioca a fare? Poldi vaga sul prato, riflette, pensa al futuro, non incide - giusto una sua sgroppata sulla fascia eccita l'Emirates. Uno a zero (Giroud), poca gloria, pochi applausi. Poldi pensa al futuro. Tra un mese esatto è il suo compleanno! Ma Wenger lo tiene bello caldo. Anche nell'ultima, inutile trasferta di Norwich. Poldi sta in campo novanta minuti, i Gunners vincono, lui corre su e giù ma spesso si trova in off-side e l'azione dell'Arsenal si spegne. Voto del Telegraph: 5 pieno [vedi]. Ma è un bel 7 per ArsenalFanTv: Worked hard for the team today, got into some great positions and could have had a brace at a minimum if he had brought his shooting boots with him [vedi].

E' tutta mia!
E' il grande giorno. 17 maggio. Wembley. Finale di FA Cup. Ci è arrivato anche l'Hull City FC. "Cosa?", chiede Poldi. "Embé?", risponde Wenger. "L'Hull City? Non abbiamo appena giocato contro l'Hull City?". "Sì Poldi, ma era una partita di campionato". Poldi è un po' confuso. Anzi, parecchio. Non conosce i giocatori avversari, non se li ricorda. Arsenal striker Lukas Podolski stunned a press conference when he admitted he had no idea who Matty Fryatt was. Hull City forward Fryatt has scored four goals in the FA Cup this season [vedi]. L'Arsenal gioca in dieci, anzi in nove. Il problema è che mancano clamorosamente i due tedeschi: Podolski e Ozil sono due fantasmi [vedi]. Va sotto, due a uno. A quel punto Wenger dice basta. "Poldi, fila negli spogliatoi!", urla. "Sì, mi scappa, un attimo e torno". Naturalmente, quando torna, si accorge subito che il suo posto è stato preso da Yaya Sanogo (After an unimpressive display, Podolski was replaced by Yaya Sanogo during the second half: vedi). I Gunners ribaltano il match, anche se hanno bisogno dei supplementari. Faranno il giro di Londra su un bus a tetto scoperto, e Poldi schizzerà champagne sulla folla festante.

Pardon, era un'altra stagione!

4 giugno: buon compleanno, Poldi! Cosa fai quest'estate? "Che domande. Metto a soqquadro il Brasile". Spiegati meglio. "Vado vincere la coppa del mondo. Prima faccio un salto a Magonza, c'è un bel test-match contro l'Armenia, il 6 giugno". Nel buen retiro italiano della Mannschaft, Poldi è su di giri e si capisce. Arsenal star Lukas Podolski once again demonstrated his fun side as the forward threw a jorunalist into a swimming pool at Germany's training camp [vedi]. Del resto, Poldi has developed something of a reputation as a practical joker during his time with Arsenal, dunque niente di cui stupirsi. Il 6 giugno, Poldi segna quello che rimane (per ora) il suo ultimo gol con la maglia della nazionale tedesca. Germania-Armenia sei a uno, ma gli va dato atto di aver messo dentro il pallone del due a uno [video]. E non solo: tre assist. Peana [vedi]. Intanto, si rincorrono le voci sul suo futuro. Andrà via? Resterà all'Arsenal? Lo vuole l'Inter, assolutamente, dicono le cronache, ma il club nerazzurro ha già le mani anche su Torres [vedi]. Lui preferirebbe restare all'Emirates: I have felt the warmth of the Arsenal fans in London from day one and I’m lucky that my open style went down so well with them [vedi]. D'altra parte, Arsene non ha alcuna intenzione di lasciarlo andar via: he will still count on the German striker for many years to come. He is valued for his experience and goal-scoring which are key factors for any team [vedi].

I mondiali, già. Facciamola breve. La Germania sbanca. Gioacchino Manicarrotolata ha spesso lasciato intendere che non farebbe a meno di lui nemmeno disponesse di Fritz Walter, Uwe Seeler, Gerd Muller, Karl-Heinze Rummenigge eccetera eccetera. Anzi. Poldi è l'unico ad avere il posto assicurato tra i ventitré da quel dì. La Nationalmannschaft gioca sette partite. Qual'è il bilancio di Podolski?  Otto minuti contro il Portogallo (entrato sul 4-0); tutto il primo tempo con gli Stati Uniti (esce sullo 0-0; alla fine vincono i tedeschi, seppure di misura). Tutto qui. 

Solitaria foto-ricordo

Inizia una nuova stagione. Poldi è campione del mondo. Ha in bacheca anche la coppa d'Inghilterra. E' un vincente, senza dubbio. Anche se gioca poco. Soprattutto quando non gioca, vince. Per questo ha bisogno di riposare. Per giocare avrebbe bisogno di lasciare l'Arsenal, tutti lo vogliono ma nessuno - è evidente - offre quattrino ritenuto sufficiente da Wenger. E' appena tornato dalle vacanze, è fuori forma (?) e per questo non c'è all'ouverture (10 agosto, Community Shield, avversari i Citizens, triturati con un eloquente tre a zero), e nemmeno alla prima di Premier (16 agosto, Arsenal-Palace 2-1), e nemmo a Goodison il 22 (Everton-Arsenal 2-2). Rientra al 77° di Leicester-Arsenal, il 31 agosto, sull'1-1, e la partita finisce così. Mica può fare miracoli.

Da allora in poi, giocherà solo due partite intere nell'Arsenal (una di League Cup, che costa ai Gunners l'eliminazione per mano dei Saints; un'altra in Champions a Istanbul, dove dispensa una platonica doppietta al malandato Galatasaray; più novanta spenti minuti nella Mannschaft contro la rappresentativa di Gibilterra) e numerosi spezzoni. Un solo vero acuto, a Bruxelles, il 22 ottobre, nella delicata sfida di Champions contro l'Anderlecht. Entra all'84° e segna al 90° il gol di una vittoria preziosa e ottenuta in rimonta [vedi HL]. We always know he can score, dice Wenger [vedi].

Arsene ha ragione. Poldi può segnare sempre, ma occorre che la partita sia già indirizzata. Questa è la regola, con poche eccezioni. Per questo, in fondo, l'Arsenal può anche fare a meno di lui, come già il Bayern. Ora non ci resta che aspettare e incrociare le dita. La Serie A ti aspetta, Poldi!

Post scriptum: alle 21.50 del 2 gennaio 2015, Poldi è sbarcato, sorridente e subito sciarpato dai nuovi fans, a Linate.

Un calcio poco italiano

di Gianni Mura


Franz e Carletto
Alzando la Coppa intercontinentale a Tokyo, nella notte (italiana) tra il 16 e il 17 dicembre 1989, il Milan tornava dov'era stato una volta sola, a venti anni esatti di distanza. La prima fase del ciclo era conclusa, e merita di essere riletto il breve commento-bilancio di Gianni Mura.

Qualche atteggiamento un po' enfatico del Gruppo si può discutere, il resto no. Il resto è un Milan che fa filotto e se vogliamo tutto è nato da quel pomeriggio napoletano: lo scudetto, la coppa dei campioni, la supercoppa italiana e quella europea, la coppa intercontinentale. Steaua, Sampdoria, Barcellona e Medellin, passando più volte sul Real Madrid, sono squadre molto diverse fra loro e il Milan le ha battute restando uguale a se stesso, facendo quasi sempre a meno del suo uomo più pesante, Ruud Gullit. La squadra più difficile, per molti una sorpresa, quella venuta dalla Colombia. Una specie di copia del Milan, così ne è nata una partita di noiosissima tensione, sbloccata da Evani quando ormai pareva destino andare ai rigori (e ammirare Higuita, gran portiere nella sua apparente follia, che personalmente acquisterei volentieri). 

Solo ossimori venivano in mente guardando la partita: ordinato disordine, calma tempesta, bella bruttezza. Emergeva l' orgoglio del Medellin, combattivo ma sempre leale, bravo a far giocare il Milan in pochi metri, più bravo del Milan nel vanificare il pressing con fitti tocchetti precisi, ma poco organizzato in attacco. Non che il Milan lo fosse molto, per la cattiva giornata di Massaro e Van Basten e la scarsa vena di Donadoni. Pure, il Milan ha vinto senza rubare nulla, esattamente come le altre volte. 

E in questa sua vocazione internazionale sta la sua grandezza. A parte la sera della nebbia a Belgrado, in Europa ha perso solo la prima partita di Sacchi, con l' Espanyol, e l' ultima, col Real, a spalle coperte. E' ovvio che per firmare una passeggiata del genere non bastano i miliardi di Berlusconi e che siamo di fronte a una realtà calcistica che ha già segnato un periodo e forse segnerà un'epoca.
Al di là del valore dei giocatori e della panchina lunga, appaiono sempre più evidenti i meriti di Arrigo Sacchi, un tecnico che pure chiama ossimori, quasi arrogante nell'umiltà sbandierata, uomo di semplice complessità. Sacchi ha il merito di non somigliare a nessuno, lui troppo presto etichettato come signor Nessuno. Il suo matrimonio sportivo con Berlusconi, presidente ovunque, molto sensibile alle tematiche tattiche, ha avuto un paio di momenti assai difficili (facile per Agnelli dire a Berlusconi che si era portato un padrone in casa) ma sembrano essersi assestati su una solida base di inevitabile stima. E' buffo pensare come le grandi fortune nascano dal caso: se un sorteggio di coppa Italia non avesse opposto il Milan al Parma, forse Berlusconi avrebbe scelto un allenatore straniero (questa era l'intenzione) e forse Sacchi avrebbe continuato a predicare il suo verbo, martellando quotidianamente, sotto altri colori. 

Il Milan, squadra di Milano, è una squadra assai poco italiana nel gioco e soprattutto nella mentalità, che è alla base del gioco. Basta seguirlo una volta all'estero per rendersene pienamente conto: il prezzo del biglietto lo vale sempre, per come vince o cerca la vittoria come unico risultato. Sarà interessante, ora, vedere per circa due mesi questa supersquadra impegnata solo in Italia. Dove non fa scuola, dove al massimo fa moda. Ma questa non è colpa del Milan, in un paese calcisticamente democratico ci sono tante idee, anche opposte. Forse il segreto del Milan non è la zona, è la voglia di giocare subendo il meno possibile. L' uovo di Colombo, certo, un altro tipo da intercontinentale.

"La Repubblica", 19 dicembre 1989

Il dado è tratto

di Giovanni Arpino

Così Arpino titolava, su "La Stampa" del 16 dicembre 1974, la travolgente presa del San Paolo da parte della Juve. Match attesissimo, tra prima e seconda in classifica; il Napoli di Vinicio giocava un calcio poco 'italiano' (zona e tattica del fuorigioco), ma fu raso al suolo: storico sei a due. Era una Juve in crescita, che non a caso aveva eliminato dalla Coppa Uefa, pochi giorni prima, nientemeno che l'Ajax ...


La Juve sconvolge «Marechiaro» e inizia a Napoli la prima, grande fuga da protagonista in campionato. Mette a sicuro il suo Natale di gol, attende la vigilia della Befana per misurare i ferri con i campioni della Lazio all'Olimpico. 
Ruggini di Coppa? Non più, quando la forma sorregge e si è imparato a smaltire le fatiche. Rilanciata dalla prova contro gli Aiaci di Amsterdam, la squadra subalpina porta sul campo partenopeo un José che ritrova o sole suo, Damiani, Furino, Bottega, Causio che stanno eprimendosi ai massimi livelli agonistici. Dice tristemente Vinicio: «Venivano giù da tutte le parti». Però nega, testardamente, che la sua tattica del fuorigioco sia suicida. Certo, funziona contro una squadra che non ha «punteros», ma di fronte ad un dispositivo che sa individuare i corridoi e spedire lutti i suoi uomini-gol all'attacco, è pura invenzione da lavagna, che se va bene ad intermittenza non può costituire l'unico disegno valido per novanta minuti. Sto pensando all'esperienza d'un Tarcisio Burgnich, costretto a giocare contro natura (la sua, almeno). E non dimentichiamo che il Napoli, già nella scorsa stagione, per pura sopponenza o guapperia, ne beccò quattro dai bianconeri al Comunale, avendo deciso di giocare per giocare. 
La classifica si ridisegna quindi secondo la forza della logica: i bianconeri la guidano con tre punti di vantaggio grasso, seguiti da Lazio-Toro e da muta di club che non sono certo leoni. La «decima» ha imposto ovunque le sue regole: fa segnare diciannove gol contro il primato negativo di domenica scorsa, vede l'Ascoli vincere la sua prima gara e il Napoli perdere l'imbattibilità, spedisce in un cantuccio celebri «colpevoli», cioè Rivera, Boninsegna, lo stesso Clerici, che hanno fallito i loro calci di rigore, variamente importanti. E nella graduatoria dei marcatori, guidati da un Pulici che non ritrova il senso della rete, riecco affacciarsi donJosé, e farsi sotto Damiani. 
Casca la Fiorentina di Rocco di fronte alla Roma di Liedholm, che con un Penzo umilia i più talentuosi e rinomati viola. Radice blocca Giagnoni, solo il «vecchi » Bertini consente all'Inter una striminzita vittoria, il Bologna tossicchia tra le mura casalinghe: ma tutto ciò sembra normale e quasi sbadigliante amministrazione se paragonato agli ottoni e ai tamburi di Napoli-Juventus, ove neppure l'aritmetica (nonostante quel colpo al segnalinee e conseguente partita «chiusa» in anticipo da Agnolin) può variare. 
Veniamo a Torino-Lazio, altro «match» della sfida tra nordisti e sudisti. I biancocelesti si sono certo ripresi dalle ultime gare persin troppo melense. Rinsaldati in difesa malgrado le defezioni, con un Frustalupi che i «barbareschi» non sono mai riusciti a disturbare, con un Martini che ha fatto il buono e il cattivo tempo (dal gol all'autorete al supposto fallo da penalty nel finale, reclamato dai granata), i campioni d'Italia hanno sfoderato orgoglio, organizzazione ed esperienza di fronte a un Torello troppo avventuroso da una parte, troppo anchilosato dall'altra. Sembra che il «vecchio cuore granata» sia dolente nei suoi vasi coronarici. Il «tremendismo» è annacquato, la «forbice» si ritrova solo a sprazzi, inutilmente un messaggero trotta dalla tribuna di Fabbri alla panchina di «Ciccio» Sentimenti per impartire ordini, variazioni, suggerimenti. 
Laziali e torinesi hanno sgambato con frenesia e formidabili errori per quasi tutta la partita. Rari i lumi pregevoli, rare le occasioni. Buoni i due primi gol, viziati i secondi da corpi o piedi votati all'autorete. Bisogna aggiungere che di fronte ad una Lazio fermamente intenzionata a non perdere, il Toro non ha versato gran vino, ma caos, idee abborracciate e sequenze di sbagli. La mancanza di Mascetti si fa notare nella zona nevralgica del centrocampo, ove Ferrini e Agroppi stentano non poco, ed in avanti Paolino non si libera. Graziani, dopo e prima un gol da favola, sbaglia tocchi elementari. Per contro, e malgrado le arrabbiature interne, i biancocelesti ruminano gioco, seppur non trascendentale, e spazzano via palloni in area con marpionesco senso amministrativo. Brutta partita? No, sul piano agonistico, anche se gli esteti, sempre alla ricerca del buon calcio, pretendono che tanto correre, tanto dispendio d'energie non debba svanire nel vuoto di cross, tiri, triangolazioni e assembramenti casuali. 
Sono però questa Lazio e questo Torino, in grado di migliorare fino a livelli notevolissimi, i futuri concorrenti della |uve capolista. La «decima» ha gettato i suoi dadi, tocca agli outsiders raccoglierli. L'esempio della «Vecchia Signora», da Amsterdam a Napoli, può fare scuola: è il «collettivo» che conta, un amalgama di squadra che nel momento giusto sfodera gli unghioni e mette d'accordo amici e nemici. Alle sollecitazioni del popolo tifoso e agli interrogativi della gente di football, il gioco juventino ha già dato la sua risposta. Speriamo che al tenore non manchi il coro.

"La Stampa", 16 dicembre 1974 | Servizio RAI su Napoli-Juventus