5 marzo 1963, Lisboa
|
Il programma della partita con i volti
dei primi due giocatori europei del momento |
È previsto il tutto esaurito domani sera all’Estádio da Luz di Lisboa
[vedi] per l’andata dei quarti di finale della
Coupe des clubs champions européens tra i campioni in carica del Benfica e i campioni di Cecoslovacchia del Dukla Praga. Si avverte in città un clima di forte attesa per il ritorno in campo ad alto livello internazionale della squadra di casa dopo la cocente delusione patita l’11 ottobre scorso nel ritorno della Coppa Intercontinentale contro l’incontenibile Santos di Pelé: un terribile 2:5, con tre reti della “Pérola Negra”
[vedi], dopo che già la gara d’andata a Rio de Janeiro era finita 2:3
[vedi]. È la seconda volta consecutiva che le
Águias impattano duramente con i detentori della
Copa Libertadores de América: nel 1961 era stato il Peñarol di Montevideo a rifilare un sonoro 5:0 nel ritorno, per poi vincere anche la bella
[tabellini]. Per i bicampioni consecutivi d’Europa il confronto con le maggiori squadre del Sud America è apparso improbo finora. Ciò non toglie smalto però al loro
palmarès europeo: il Benfica è attualmente la squadra più forte del continente, trionfatrice nelle due ultime edizioni della Coppa dei campioni, rispettivamente sul Barcellona
[vedi] e, lo scorso 2 maggio, sul Real Madrid, in una delle più belle finali della
Coupe finora disputate
[vedi]. Anche quest’anno è, senza dubbio alcuno, la favorita per la vittoria finale. Come detentrice è stata esonerata dal turno preliminare, e ha debuttato direttamente agli ottavi il 31 ottobre scorso contro il Norrköping: 1:1 con pareggio del solito Eusebio
[tabellino], e poi 5:1 al ritorno, con altre tre reti di questo 21enne di devastante potenza e di ancora inimmaginabile prospettiva
[tabellino].
|
Josef Masopust mostra il "Pallone d'oro" al suo pubblico praghese |
L’avversario di domani è però insidioso. Il Dukla Praga ha affrontato avversari abbordabili nei turni precedenti – il Vorwärts Berlin, campione della Germania orientale, e l’Esbjerg, campione di Danimarca – ma non ha mai perso e nemmeno preso un gol. A Berlino ha vinto in scioltezza 3:0
[tabellino], ad Esbjerg ha impattato 0:0
[tabellino]. È dunque squadra coriacea, capace di fare risultato in trasferta grazie a copertura tattica e agonismo atletico. I boemi non sono nuovi alla Coppa dei campioni: eliminati agli ottavi nell'edizione del 1958 dal Manchester United (comunque battuto a Praga per 1:0) e in quella del 1959 dal Wiener Sport-Club, sono invece approdati ai quarti anche lo scorso anno, dove sono stati fermati da un secco 1:4 rifilato dal Tottenham
[vedi]. Non difettano di esperienza. D’altra parte il calcio cecoslovacco conosce in questi anni una nuova stagione felice, dopo i fasti della prima metà degli anni trenta, in cui ottenne il terzo posto nella Coppa Internazionale del 1930 e, soprattutto, un secondo posto ai Mondiali vinti dall'Italia in casa nel 1934. L’estate scorsa, in Cile, la nazionale cecoslovacca è approdata nuovamente a una finale mondiale, dove ha avuto la sfortuna di incontrare il Brasile di Garrincha, Didì e Vava (oltre che dell’acciaccato Pelé). Nel 1960 ha vinto la Coppa Internazionale e la finale per il 3° posto della prima edizione della
Coupe Henri-Delaunay - preludio del
Championnat d'Europe des Nations - disputatasi in Francia. Non è un caso, che nel dicembre scorso il
Ballon d'Or di “France Football” sia stato assegnato al capitano del Dukla, Josef Masopust, nonché nazionale e primo calciatore dell'Europa dell’Est a ricevere questo premio, e proprio davanti alla stella nascente del Benfica, Eusebio.
|
Protagonista in dubbio: José Aguas
qui mentre alza la Coppa dei campioni
la sera del primo trionfo internazionale
del Benfica, il 31 maggio 1961 |
Il Benfica si appresta dunque ad affrontare dei giocatori di qualità. Il Dukla ha ripreso la preparazione durante la pausa invernale del proprio campionato disputando nello scorso gennaio in Messico il Torneo Pentagonal, dove ha ben figurato
[vedi]. La stampa spagnola scrive che "el Dukla dejó magnifica impresión", mostrando "excelente clase, prodigando bellos espectáculos con su fútbol vigoroso y atlético", battendosi come "todo un bloque homogéneo". Lo schema tattico adottato dall'allenatore Jaroslav Vejvoda si ispira a quello attualmente in voga: il 4-2-4 sfoggiato dal Brasile negli ultimi anni. A orchestrare il gioco è Josef Masopust a ridosso della linea degli attaccanti; davanti al portiere Pavel Kouba agiscono quello che noi italiani chiamiamo il libero, Jiři Čadek, e la linea dei terzini composta da František Šafránek, Svatopluk Pluskal e dal capitano Ladislav Novák; i mediani sono Ján Brumovský e, con vocazione più offensiva, Josef Vacenovský (che però, per domani sera, è dato come incerto e potrebbe essere schierato al suo posto Jaroslav Borovička); davanti operano gli attaccanti Rudolf Kučera, Jozef Adamec, e Josef Jelínek.
Si annuncia pertanto una bella partita, con il Benfica che dovrà fare il gioco e attaccare – tra le sue fila è però incerta la presenza del vecchio asso José Aguas – e con il Dukla coperto e pronto a colpire di rimessa. Arbitrerà l’inglese Ken Aston, che noi italiani ricordiamo amaramente per il vergognoso arbitraggio della partita contro il Cile durante i mondiali dello scorso giugno
[leggi]. Il Benfica resta in ogni caso nettamente il favorito per la vittoria e per il passaggio del turno.
Azor