The Old Master - Il padre del calcio italiano

Chi era Vittorio Pozzo? Era "semplicemente un piemontese risorgimentale, ciecamente convinto delle virtù piemontesi; uno per cui la parola sacra era el travai" (Giorgio Bocca). Pozzo è figura centrale nella storia del football italiano, di cui è stato autentico emancipatore. Non solo per i due titoli mondiali conquistati (oltre a due coppe della Mitteleuropa e a un oro olimpico); non solo per l'invenzione del campionato a girone unico; anche (e forse soprattutto) per il contributo alla conoscenza del calcio internazionale e per le relazioni che - viaggiando - riuscì a stabilire. The Old Master: così, a lui, si rivolgevano gli inglesi. 

Sul piano tattico, diede un'impronta definitiva alla scuola italiana: sua l'escogitazione del 'metodo', di un gioco essenzialmente basato su difesa e contropiede veloce. Fu forse precocemente accantonato, in nome di velleità innovatrici che portarono, negli anni Cinquanta del secolo scorso, a risultati disastrosi. Non perciò smise di seguire le competizioni più importanti, dettando a "La Stampa" cronache talora pignole e tutt'altro che brillanti, talora ironiche e spassose. La figura di Pozzo è stata a lungo, nel dopoguerra, controversa. Considerato uomo di regime, è stato poi parzialmente riabilitato. Parzialmente: non abbastanza, a nostro parere. Comunque lo si voglia giudicare, va ricordato per quello che è: un monumento della storia patria.

Vittorio Pozzo si spense a Torino il 21 dicembre 1968.


Vittorio Pozzo si muoveva ormai come un fantasma in un calcio che non era più il suo e non gli apparteneva più: all'estero lo rispettavano come il più grande personaggio del calcio d'ogni tempo; in Italia alla venerazione e all'ammirazione del pubblico - che soprattutto nei periodi deludenti vedeva in lui il simbolo dei trionfi passati - faceva riscontro sempre più evidente e aspra l'ostilità degli ambienti più direttamente colpiti dalle sue severe e pungenti critiche ...
Addio Pozzo, addio commendatore. Non vedremo più la tua fiera testa bianca. Ma non promettiamo di ricordarti sempre: sarebbe un'ipocrisia. La legge spietata della vita che continua, cancella tutto attraverso il tempo. Ti diremo solo che tu meriteresti di non essere dimenticato.

(Gino Palumbo, 'Corriere della Sera', 22 dicembre 1968).