'Mauves' e 'Dark Blues' al momento della verità

5 marzo 1963, Bruxelles

Chi negli ultimi giorni è passato da Bruxelles, certamente ha ritenuto che la gente di qui non sia così triste come la si dipinge. Luoghi comuni, è ovvio. Il taxista che ci ha accompagnato all’albergo era su di giri, ma palesemente sobrio. L’aria è frizzante, la primavera incombe e – soprattutto – Les Diables Rouges (la nazionale di calcio del Belgio) sabato scorso hanno espugnato il De Kuip: uno a zero a Rotterdam [tabellino], era solo un’amichevole, ma battere gli olandesi (e a casa loro) produce da queste parti umori gioviali e animi sereni.

Domani sera, allo Stade du Heysel, la principale squadra di Bruxelles, il Royal Sporting Club Anderlecht, ospita per l’andata dei quarti di finale di Coppa dei Campioni gli scozzesi del Dundee Football Club. Poiché il Dundee partecipa per la prima volta al torneo, non vi sono precedenti fra i due club. I Dark Blues, peraltro, sono riusciti nella scorsa stagione a vincere per la prima volta la First Division scozzese, prevalendo a sorpresa sui due squadroni di Glasgow (Rangers e Celtic): riuscita inattesa ed epocale. L’Anderlecht, invece, vanta già tre partecipazioni in questo torneo continentale; mai è riuscito a superare il primo ostacolo, e dunque si capirà quale sia l’entusiasmo che lo circonda in questa edizione, nella quale è avanzato sino ai quarti nonostante il sorteggio gli avesse opposto, per il primo turno, nientemeno che il grande (ma oramai declinante) Real Madrid [tabellini: andata - ritorno].

Robert Shankly,
manager del Dundee FC
E qui sta il punto. Fino a dove può arrivare l’XI guidato da Pierre Sinibaldi? E che differenza di valori c’è tra Anderlecht e Dundee, sulla carta? Il nostro buon taxista non ha dubbi al riguardo: i Mauves dovrebbero vincere con largo margine domani, e mantenere poi il vantaggio in terra di Scozia; la perforabilità esterna dei pedatori guidati da Bob Shankly (fratello di William, manager del Liverpool) è stata palese fin qui; ma tra le mura amiche hanno travolto il Colonia (8-1: tabellino) e lo Sporting Lisbona (4-1: tabellino): imprese non da poco. Potenzialmente significativa è, semmai, la differente esperienza internazionale che connota le due compagini. L’Anderlecht sostanzialmente coincide con la nazionale del Belgio – a Rotterdam, sabato scorso, nella formazione di partenza aveva installato otto titolari (e si tenga conto di come il portiere dei Mauves sia un ‘vecchio’ pirata ungherese, e di come mancasse il capitano, Jeff Jurion, bandiera dell’Anderlecht e in generale del football belga). Nell’ultima apparizione della Tartan Army, viceversa (lo scorso novembre ad Hampden Park, in un match di British Championship vinto facilmente contro l’Irlanda: tabellino) provenivano dal Dundee due soli elementi (Alexander Hamilton e Ian Ure), che insieme hanno raccolto finora solo una decina di caps.

Paul Van Himst, giovane
stella dell'Anderlecht
Quanto al confronto tra le due ‘scuole’, non c’è materiale per ulteriori riflessioni. Le due nazionali non si sono mai affrontate in una competizione ufficiale, ed entrambe non si sono qualificate per la Coppa del Mondo organizzata dal Cile; l’ultimo test-match risale al 1951, si giocò all’Heysel, e la Scozia non trovò praticamente opposizione. Finì cinque a zero per i nordici [tabellino]. Semmai, un dato viene a confortare i supporters della squadra locale. Nella passata edizione della coppa, gli eterni rivali dello Standard Liegi incrociarono i Rangers nei quarti, e li estromisero dal torneo; furono poi, a loro volta, vittima dello strapotere madridista [vedi il quadro della competizione]. Strapotere che tuttavia, quest’anno, proprio l’Anderlecht ha clamorosamente ridimensionato. Se il calcio fosse un gioco di sillogismi, o semplice calcolo delle probabilità, non ci sarebbe partita. Non è così, e dunque – per prudenza – non proviamo nemmeno ad esercitare l’arte della predizione. I Mauves sono una squadra giovane, ricca di talenti (su tutti, quello cristallino di Paul van Himst), ma gli scozzesi hanno l’aria d’essere un gruppo poco arrendevole, arcigno fino alla cattiveria, affamato e reso anzi ancora più famelico dai propri inattesi successi - e hanno in Alan Gilzean un temibilissimo scorer. Sono due XI, in sostanza, sulla cresta dell’onda; comunque vada a finire, sarà stata per entrambi una stagione speciale.

Mans