Probabilmente il suo ardore polemico troverebbe oggi nel football motivo di accendersi. Il culto più 'pagano' della modernità è infatti connotato anche da corruzione e violenza; gli stessi temi che convinsero Aurelius Ambrosius a premere sull'imperatore Teodosio per ottenere la sospensione sine die dei Giochi Olimpici e la fine di una millenaria tradizione.
Arcivescovo di Milano per quasi vent'anni, Ambrogio non amava lo sport. Essendo tudesc, è possibile non avesse particolare simpatia per i club della metropoli di cui fu pastore. E' pur vero tuttavia che, quando all'Inter fu dato il suo nome (accadde come si sa nel 1928, e questa parentesi si protrasse fino al 1945), i baùscia conquistarono significativi trofei, vantando peraltro tra le proprie fila il più grande giocatore mai nato a Milano, e uno dei più grandi e in assoluto di sempre. In quegli anni i nerazzurri vinsero due scudetti e sfiorarono un paio di volte la conquista della Coppa dell'Europa Centrale; il Milan, invece, vivacchiava mediocremente, decaduta compagine ormai di seconda fila.
Ma com'è andata al Milan, e come all'Inter, quando il 7 dicembre - data in cui si ricorda e onora l'ordinazione episcopale di Ambrogio - è caduto di domenica o in una giornata consacrata anche al football? Non bene. Non meglio all'una che all'altra.
Fu chiaro sin dalla prima volta. E cioè il 7 dicembre 1913. Era in programma l'ottava giornata del girone lombardo del campionato di prima categoria; l'Inter ospitava il Novara sul campo di Ripa Ticinese, e il Milan era impegnato in un 'derby' con l'Unione Sportiva Milanese (la società che, qualche anno più tardi, verrà annessa all'Inter nell'atto di fondazione dell'Ambrosiana). I nerazzurri furono duramente sconfitti (tre a uno), i rossoneri strapparono un pareggio solo a dieci minuti dalla fine, grazie alla stoccata di Pietro Lana, il "Fantaccino".
Si tornò a giocare in campionato il giorno del santo nel 1919: l'affollata sezione lombarda destinò le squadre a due giorni diversi, e il calendario favorì l'unica, storica vittoria simultanea dei due club a sant'Ambrogio. L'Inter vinse a Cremona, e il Milan ebbe facilmente ragione del Pavia sul campo di via Ravizza. Partite davvero facili.
La stagione 1924-25 fu assai modesta per baùscia e casciavit, inseriti in due gironi diversi della Lega Nord - il campionato era detto di 'prima divisione' -; il 7 dicembre vide i rossoneri onorevolmente sconfitti a Vercelli (tre a due), mentre l'Inter ospitò e inflisse la prima sconfitta del torneo al fortissimo Modena, sfruttando una giornata di grande vena di Cevenini III.
E si arriva poi e finalmente ai tempi del 'girone unico'. Stagione 1930-31. La città è calcisticamente depressa, Milan e Ambrosiana navigano nei bassifondi della classifica. I nerazzurri - campioni d'Italia in carica - ospitano il Napoli e omaggiano come merita il divo Sallustro. Apre il Peppino, ma i partenopei pareggiano subito; zuffe e botte nel secondo tempo, espulsioni, poi l'Ambrosiana trova lo spunto decisivo. Dal canto suo, il Milan gioca bene sul campo del Genova 1893 (il Genoa, va da sé) ma soccombe per la sterilità dei suoi attaccanti e per l'atteggiamento in generale difensivo, dovuto alla paura che incuteva la presenza tra le fila avversarie del Filtrador, Guillermo Stabile.
Il paese è in guerra, ma il 7 dicembre 1941 si gioca ugualmente a pallone. Le milanesi sono impegnate in una doppia sfida con le squadre toscane: l'Ambrosiana è fermata all'Arena dal Livorno; il Milano (il Milan, va da sé) cede a Firenze in zona Cesarini, per via di un gol (il gol del quattro a tre ...) messo a segno da Ferruccio Valcareggi ...
Sfida con le torinesi, invece, il giorno di sant'Ambrogio del 1947. Roboante cinquina dei rossoneri alla Juve, mai così umiliata dal Milan in mezzo secolo di football; peccato le cronache dicano poco sulla partita: "squadre e gioco hanno fluttuato dall'inizio alla fine in un'ombra di nebbia grigia e bagnata che trasformava gli atleti in evanescenti fantasmi" (Bruno Roghi). Dal canto suo, l'Inter aveva poche speranze di cavarsela al Filadelfia, e venne infatti spazzata via da un simmetrico e indiscutibile cinque a zero firmato dagli assi del Grande Torino.
Cinque anni dopo il Milan consegue un'altra sonante vittoria sulla Juve, ma questa volta a Torino, trascinato da Gren, Annovazzi e dal 'Pompiere'. L'Inter (che vincerà il campionato) è invece inchiodata tra le mura interne dall'Udinese. Sei stagioni più tardi il titolo sarà appannaggio del Milan, ma il 7 dicembre 1958 José Altafini scongiura una sconfitta a Ferrara; l'Inter gioca contro la Juve a San Siro, sta vincendo due a zero ma cala la nebbia; partita sospesa; viene recuperata il 18, e la Juve passa (tre a due).
Disastroso il pomeriggio di sant'Ambrogio nel 1969: rispettivamente sconfitti con identico punteggio (due a zero) a Firenze e dalla Juve a San Siro, nerazzurri e rossoneri sono già lontani dal Cagliari e costretti ad abbandonare la corsa di vertice. Grande delusione soprattutto per il Milan, campione d'Europa in carica.
Unico derby di campionato giocato in questo giorno, quello del 1975, tra due XI ben distanti dall'ancora recente splendore: comica vittoria rossonera, propiziata da un gol dello sciagurato Egidio. E' arrivata poi l'epoca della pay-tv e delle partite spalmate su più giorni. Solo due volte le milanesi sono scese in campo insieme il 7 dicembre. E' accaduto nel 2002 (doppio confronto con le romane, vittoria del Milan e pareggio dell'Inter) e il giorno di sant'Ambrogio del 2014.
E dunque: il Milan ha perso a Genova, e l'Inter al Meazza. L'arcivescovo si è fatto quattro risate, anche perché i fideles ambrosiani, di questo passo, si divertiranno più in una visita guidata alla basilica che non sugli spalti dello stadio ubicato in una zona il cui nome è quello del patrono di un'antica città rivale.
Mans
(8 dicembre 2014)