Mamma, li turchi!

16-18 marzo 1954

Tra marzo e aprile del 1954 si veniva definendo il quadro delle nazionali destinate a contendersi in Svizzera, nell'estate, la Coppa Rimet. Dei sedici posti a disposizione, l'Europa ne poteva prenotare dieci (undici in realtà: la rappresentativa elvetica era naturalmente ammessa d'ufficio); alle qualificazioni parteciparono ventisette équipe nazionali, divise in piccoli gruppi da tre oppure (fu il caso di Italia ed Egitto, Austria e Portogallo, Turchia e Spagna) opposte in una sfida diretta (andata e ritorno) per guadagnare l'ambita casella.

In queste sfide dirette non valeva la logica del numero complessivo di reti segnate. In caso di una vittoria per parte, a prescindere dal punteggio, si sarebbe dovuto procedere a un terzo match in campo neutro. E' quanto accadde tra Spagna e Turchia: la gara di andata, giocata il 6 gennaio a Madrid, finì 4:1 per i padroni di casa; a Istanbul, il 14 marzo, i turchi si presero l'inopinata rivincita (1:0). Lo spareggio fu organizzato a Roma, e messo in calendario a soli tre giorni di distanza: per la sera di mercoledì 17, nello 'Stadio dei Centomila'. 

Naturalmente, Vittorio Pozzo non si lasciò sfuggire l'occasione per seguire da vicino la resa dei conti, informandone i lettori de 'La Stampa'. Cronache dalle quali selezioniamo i passaggi più gustosi.


16 marzo
Gli spagnoli hanno preso il risultato di Istanbul come uno schiaffo in pieno viso: un affronto al loro gran nome calcistico. Sono sicuri di vincere domani a Roma, ma dicono che la vittoria non riuscirà a cancellare l'onta subita: è una espressione che abbiamo raccolto nel loro ambiente oggi stesso. Si trovano in un periodo di transizione, di trapasso dal vecchio al nuovo. Dei giuocatori che si erano portati cosi bene a Rio, quattro anni fa, non hanno conservato che i due mediani laterali Gonzalvo e Puchades, e l'ala sinistra Gainza. Ora allineano, come mezz'ala sinistra Kubala, l'ungherese-slovacco, naturalizzato spagnolo dopo l'anno di attesa passato a Busto Arsizio, e la sua presenza richiamerà gente. Hanno cambiato più volte commissario tecnico, gli spagnoli, in questi ultimi anni, ma dallo stato di incertezza e nebulosità non sono affatto usciti. I turchi, per loro conto sono ora contenti di quanto hanno fatto. Se riusciranno a fare qualche cosa di più bello ancora, tanto meglio: ma non sono nervosi. Li guida tecnicamente ed anche moralmente un italiano che è un fior di ragazzo, Sandro Puppo, uno dei prodotti della nidiata delle olimpiadi del '36, ed è da considerare come un risultato dell'opera sua il fatto che la Turchia giuochi domani a Roma ... Il pronostico volge a favore della Spagna, colla combattività dei turchi sempre in grado di dare luogo ad una sorpresa.

17 marzo (pre-partita)
E' capitato improvviso, questo soffio di attività internazionale nell'ambiente sportivo romano. Nessuno se lo aspettava. Pochi pensavano che la Spagna dovesse uscire sconfitta dall'incontro di Istanbul. La notizia del rovescio — che tale esso è malgrado la stretta misura del risultato — è giunta nella capitale quasi contemporaneamente alla squadra spagnola 'rossa'. La quale si è affrettata a lasciare la Turchia al più presto, per prepararsi subito per la gara decisiva, che viene essenzialmente considerata come una occasione di rivincita. Nelle prime ore del pomeriggio di lunedi, gli spagnoli già erano a Roma. Li abbiamo visti ieri. All'albergo che è il loro quartier generale, gli spagnoli crescevano di numero ad ogni istante. Gente dell'ambasciata e del consolato, seminaristi che studiano a Roma, dirigenti di società e giornalisti accorsi in fretta e furia, per le vie del cielo, da Madrid e da Barcellona. II risultato di Istanbul aveva messo in allarme tutti quanti. Il sasso nella piccionaia. Correre rischio di essere esclusi dalla fase finale del campionato del mondo. Per intanto, quattro cambiamenti apportati alla formazione che ha perso a Istanbul dovrebbero salvare la situazione contingente. Fra l'altro, ritornano in squadra due anziani di grido, Gonsalvo come mediano destro e Gainza come ala sinistra, mentre il multicolore e proteiforme Kubala verrà spostato dal centro della prima linea alla mezz'ala sinistra. E' l'attacco che ha giuocato peggio di tutti a Istanbul, e questo subisce tre modificazioni su cinque posizioni. Nessun orgasmo viceversa nel campo dei turchi. Il buon Puppo è contento dei suoi ragazzi, dopo l'esperimento fatto contro i cadetti Italiani a Istanbul, ha rinnovato, ringiovanito la squadra in otto casi su undici, e tutto è andato bene ... Scongiurato il pericolo dello sciopero del personale degli autobus, ci sarà gente oggi allo stadio se il tempo manterrà il suo attuale carattere primaverile. Gente che non dovrebbe, una volta tanto, fare il tifo per nessuno.

17 marzo (post-partita)
Questo capitolo della storia internazionale calcistica dovrebbe venire intitolato al dramma della squadra nazionale spagnola. Un dramma che è durato tre ore, e le cui grandi linee vanno raccontate subito. L'undici che rappresenta i colori della Spagna va allo stadio per tempo, circa tre quarti d'ora prima dell'inizio della partita. I giuocatori sono già in tenuta di giuoco, perchè la formazione deve essere quella annunciata ufficialmente ieri sera. Mancano venti minuti all'entrata in campo: arriva di corsa un fattorino con un telegramma. E' per gli spagnoli. E' della Federazione italiana a nome della Federazione internazionale. Reca la proibizione per Kubala di giocare: per la nota questione della nazionalità. L'effetto è quello di un colpo di fulmine. Dirigenti, giuocatori, tutti in costernazione. Niente da fare. La squadra entra in campo con Perez al posto di Kubala.
Entra, giuoca male, impressionata, sconvolta. Segna all'11° minuto, grazie ad un errore del portiere avversario. Al quarto d'ora appresso si fa raggiungere per una mezza autorete del suo centro mediano. Uno a uno a metà tempo. Al 20° minuto della ripresa va in svantaggio, per disgrazia più che per altro. Riesce a stento a colmare il distacco, su una mischia conseguente ad un calcio d'angolo, una diecina di minuti dal termine. Sul due a due finiscono i tempi regolamentari. Bisogna ricorrere ai supplementi. Si tira avanti per due altri tempi di un quarto d'ora l'uno. Le due squadre, sconvolte, non combinano più nulla di positivo. Finito tutto, sul campo. I giuocatori, affranti dalla fatica, rimangono un istante a guardarsi. poi rientrano. Scena finale nella sala stampa dello stadio. Estrazione a sorte. La mano di un bambino al quale hanno bendato gli occhi, estrae dall'urna il nome della Turchia. Voliamo giù negli spogliatoi. In quello spagnolo i giocatori, seduti in fila sulle panche hanno le mani davanti agli occhi. Piangono. Accanto ad ognuno di essi, in atteggiamento di mesto consolatore, sta un seminarista. Una scena che colpisce. Nell'altro spogliatoio i turchi gridano, saltano, osannano, abbracciano tutti. Di qui il dolore. Di là il tripudio.
Cosi la Spagna è uscita dalla competizione in cui sperava di riportare la vittoria finale. Per mano degli infedeli. E nessuno di coloro che erano accorsi allo stadio dimenticherà il modo in cui la eliminazione è avvenuta e le scene a cui essa ha dato luogo.

18 marzo (coda)
I dolori degli uni sono le gioie degli altri, in questo crudele mondo nostro. I turchi, dirigenti e giocatori, sono cosi felici del modo in cui si è concluso il loro viaggio a Roma, che hanno reso partecipe della loro gioia il ragazzino che, nell'operazione del sorteggio, ha estratto il nome del loro paese dall'urna. Lo hanno colmato di gentilezze, lo hanno invitato a passare un mese a loro spese in Turchia, vogliono portarlo con loro in Svizzera nel prosieguo della competizione. 
II bambinello di Monte Mario si guarda attorno sperduto: non è ben convinto di essere diventato il porta fortuna od iI protagonista di una vicenda calcistica riguardante gli ottomani. Pare non possa dimenticare che a Roma i bambini quando invocano aiuto perché si credono minacciati da un grave pericolo, esplodono da secoli, notoriamente, atavicamente, nello strillo: "Mamma, li turchi!".

La partita: tabellino e video (con il momento del sorteggio ...)