30 luglio 2013
Ma entriamo in cronaca. Pomeriggio caldissimo, assolato, ventilazione inapprezzabile. Andai a vedere la partita a casa di non so chi. Soggiorno piccolo-borghese con tipici mobili anni Sessanta. La platea è costituita da una decina di persone riunite per l'occasione e che non si incontreranno mai più. Nel prepartita la padrona di casa offre patatine e fette di salame. Ecco le prime immagini. Ovviamente in bianco e nero, seppiate, leggermente sfocate, assomigliano molto a quelle delle imprese aerospaziali, molto popolari in quegli anni. Ma non arrivano dal centro operativo di Houston e la voce non è quella di Tito Stagno come mi chiarisce il telecronista: “Gentili telespettatori italiani, dallo stadio imperiale di Wembley, Londra, è Nicolò Carosio che vi parla e vi saluta”.
Il momento degli inni nazionali |
Le squadre scendono in campo. Germania in maglia bianca, Inghilterra in grigio. In realtà la maglia degli inglesi era rossa, ma questo lo scoprirò solo anni dopo. Il tifo in quel piccolo appartamento è tutto per la Germania. Va detto che, allora come oggi, nel periodo estivo il lago di Garda si trasforma in Gardasee, in quanto invaso da orde di turisti tedeschi, con la parola zimmer (camere) che campeggia ovunque. Insomma, siamo a Lazise, ma è come se fossimo ad Hannover o Düsseldorf.
Intanto la partita è cominciata e dopo circa un quarto d'ora la Germania passa in vantaggio con una bella girata al volo di Haller. Fantastico, lo conosco! Tra tutti quei nomi sconosciuti che mi affascinano, ma nello stesso tempo mi fanno sentire un po' escluso, Haller è l'unico che mi è familiare. Ce l'ho. Anzi celo, come recitava il ritornello di quegli anni quando scambiavamo le figurine Panini tra bambini. Gioca nel Bologna, è biondo e ha la faccia che assomiglia a un porcellino.
Adesso i tedeschi hanno pareggiato |
Tra una patatina e una fetta di salame la partita va avanti e a poco più di dieci minuti dalla fine Peters, l'ala sinistra inglese con i capelli a caschetto che sembra uno dei Beatles, segna e porta l'Inghilterra in vantaggio. 2 a 1. Ormai l'esito della mia prima finale sembra segnato. Si respira una certa aria di rassegnazione se non fosse per un ragazzotto che, gli occhi fissi sullo schermo, comincia a ripetere: “Adesso i tedeschi pareggiano”. Non ho idea di chi fosse quel tipo, chissà dove sarà finito, ma la sua fede incrollabile mi colpì moltissimo. Intanto i minuti scorrono inesorabili, ne mancano tre, due, uno e lui sempre lì, imperterrito, a recitare il suo mantra: “Adesso i tedeschi pareggiano. Adesso i tedeschi pareggiano”. Also sprach Zarathustra e i tedeschi pareggiarono veramente. È il novantesimo e all'ultimo assalto c'è un mischione nell'area di rigore inglese. Banks salva e devia un tiro sulla sua sinistra, il pallone se ne va rimbalzando verso l'out e sembra ormai del tutto innocuo quando all'improvviso, sbucando da non si sa dove, compare la maglia bianca numero 6 che in scivolata insacca. 2 a 2. Ha segnato il difensore Wolfgang Weber, rimasto nascosto ai miei occhi per tutta la partita per poi materializzarsi in quell'ultimo decisivo secondo ed entrare così nella storia dei Mondiali e, last but not least, nella mia immaginazione per non uscirne mai più.
Si va ai supplementari, dove la partita verrà decisa dal celebre gol-fantasma di Hurst. Ricordate la scena? La palla sbatte sulla parte inferiore della traversa, poi picchia sulla linea di porta ed esce. Gol o non gol? I giocatori delle due squadre e l'arbitro svizzero Dienst corrono verso il leggendario segnalinee Tofif Bakhramov che parla solo russo. Per cui si spiegano, anzi non si spiegano, a gesti.
Il gol fantasma. Il fantasma del gol [vedi] |
Fatto sta che il gol venne assegnato. Anni dopo verrà dimostrato che la palla non era entrata, ma allora non c'era la moviola, né in campo né fuori, per cui non la fecero tanto lunga. Fine della storia. Bene, io in tutta coscienza posso affermare che dell'episodio clou di quella partita non ricordo un bel niente. Forse le emozioni dei tempi regolamentari avevano esaurito le mie energie di bambino o forse, sapendo già sempre senza saperlo che in seguito sarei diventato un anglofilo, ho rimosso il mio dolore di quel giorno per la sconfitta dei tedeschi. Insomma, la mia telecronaca in differita della finale dei Mondiali del '66 si chiude al gol di Weber. Che dire... Ci scusiamo con gli ascoltatori per l'interruzione sul collegamento internazionale. La trasmissione sarà ripresa al più presto possibile. Magari tra altri 47 anni.
Kalz