L'ultimo pezzo del Gioânn

A commento della dodicesima di andata del campionato di Serie A (stagione 1992-93; qui il riassunto della giornata), Gianni Brera dettò quello che rimase il suo ultimo articolo. Uscì su "La Repubblica" l'8 dicembre 1992

Visto Milan che ti confondi?
di Gianni Brera

Da ricordarsi come scandalosa la XII di campionato. Il Milan perde un altro punto in casa (il terzo consecutivo) con una provinciale che mai ne aveva colto uno fuori dal Friuli; lungi dall'approfittarne, le inseguitrici di Sua Prepotenza perdono tutte: l'Inter ad Ancona, la Juventus a Firenze - per il terz'anno consecutivo -, la Sampdoria addirittura a Marassi. Fra le inseguitrici (ma è un'espressione di comodo, impropria assai), la sola a non perdere è il Torino, che pure lascia un punto al Foggia, suo ospite passivo. 
La situazione in classifica sfiora il grottesco. Il Milan vanta il 46° risultato positivo di fila e 19 punti, nonostante debba recuperare il prossimo 23 dicembre la partita di Marassi con la Sampdoria. Al 2° posto, con 15 punti, viene l'ineffabile Inter, la cui brutta figura, ad Ancona, è stata sesquipedale. Il terreno del nuovo stadio al Conero era letteralmente allagato ma di fondo compatto. Il flebile centrocampo dell'Inter vi ha fatto lamentevole naufragio. Il solo capace di conquistarvi una misera palla in anticipo o in tackle, l'esile Bianchi, è dovuto uscire per lasciar posto ad Abate, mandato in campo a sostituire l'espulso Zenga. L'Ancona ha imperversato agli ordini di un sensazionale Lajos Détari, autore dei primi due gol e pratico inventore del terzo. Bagnoli mortificato al punto da sentir necessario un intervento dialettico per difendere i suoi, eccessivamente maltrattati dal punteggio. Davvero patetico Bagnoli, ma l'Inter è stata a dir poco penosa. Per gusto del paradosso, direi che i suoi benamanti debbano farsi coraggio: è tanto a terra che non può non migliorare. 
L'alma Juventus divide il terzo posto con Fiorentina, Torino e Cagliari. E' scesa a Firenze priva di ben 5 titolari, 2 dei quali autentici fuori classe. Riferiscono le cronache sia stata sconfitta due volte: in campo e sugli spalti, dove i suoi irriconoscibili tifosi hanno trasmodato in nefandezze imperdonabili. Sul campo l'è andata subito male per una prodigiosa smorzata di Effenberg che ha trovato libero Laudrup in area: il danesino ha sferrato il sinistro e Peruzzi ha colpevolmente mancato la deviazione possibile (dal momento che era arrivato col palmo sulla palla). Poi l'arbitro ha espulso Kohler per doppia ammonizione (la seconda del tutto cervellotica). Ridotta a 10, la diva Juve è apparsa squadra di quasi tutti gregari poveri di classe. La splendida e furente Fiorentina avrebbe potuto segnare il doppio. Invece ha segnato il 2° gol per un altro errore della difesa (questa volta del diciottenne esordiente Sartor). Esaurendo il suo sforzo nel solo attacco, la Fiorentina ha potuto brillare in grazia d'una schiacciante superiorità a centrocampo. La Juve ha effettuato due conclusioni scipite, esaurendo Vialli in recuperi disperati, unicamente fatti per rimanere in pace con la coscienza. In centrocampo è apparso grandioso il tedesco Effenberg, capace di conquistare palla, impostare e concludere. La Fiorentina ha il merito di aver secondato con i fatti l'acre inimistà del suo pubblico per la Juve (atteggiamento un tantino eccessivo e presuntuoso). Giustamente soddisfatto l'olimpico Cecchi Gori del fatto che i peggio educati sugli spalti non siano stati i suoi fiorentini. 
Induco da certe critiche che Mondonico del Torino abbia espresso il proprio disagio dirigendo a capocchia una squadra già di per sé mal composta. Moggi ha avuto parole amare sui tifosi, inguaribilmente avversi al presidente Borsano. Così il Foggia ha conquistato il suo primo punto esterno inducendo qualche critico a proclamare la propria ammirazione per Zeman, taumaturgo della zona e del podismo. 
Grato stupore desta il terzo posto del Cagliari, fortunato eversore d'un Napoli pieno di rogne sinistre. Mazzone ha incantato per l'autoironia con cui ha dato conto della propria incredulità felice. Ferlaino ha ordinato ai suoi di non parlare ed ha fatto bene. Qualche tifoso napoletano ha già dato prova di insofferenza: dopo Cagliari potrebbe chieder ragione delle subite espulsioni a Fonseca e Careca: non per colpa d'altri - e tanto meno di Bianchi - ha avuto via libera la squadra di Mazzone. 
Noi stiamo a parlare di tecnica, di tattica, di moduli, ma sentiamo fondate anche le parole di un dirigente sensato come Arrigo Gattai. E' da temere, onestamente, che non tutte le vicende di questo campionato miliardario (?) si possano raccontare ai candidi nipotini. Rispettoso dei suoi impegni, nazionali e no, il Gran Bisiaco Fabio Capello pratica frequenti "turn over" nella squadra considerata (per ora) battibile soltanto da se medesima. Mi è testimone il soave Fidel Confalonieri che lo vado affermando dall'avvio: anche la panchina troppo lunga presenta i suoi bravi inconvenienti: la gente si spreme quando non dovrebbe: e perviene esausta alla conquista del posto. Non basta: giocando sempre con compagni nuovi, non è che uno si trovi sempre al meglio. Così può deludere a dispetto della classe, oppure aspettarsi che siano gli altri a correre anche per lui. L'Udinese ha fatto a S. Siro come Torino e Inter: non si è illusa di giocare alla pari e si è salvata. E' da temere che altri la imiteranno: e le fatiche si assommeranno nei garretti dei campioni. In bocca al lupo. 
Sulla magnifica ultima Samp avevo fatto una riserva: l'eccessivo costo del modulo fondato su una sola punta e sul continuo correre avanti-indrée dei centrocampisti. I ripetuti erroracci di Lombardo sottomisura mi hanno dato plausibile conferma che i miei timori erano fondati. Alle difficoltà del modulo fin troppo dispendioso si è aggiunta la bravura di Ganz nel goleare e di Perrone nell'inventare gioco: per questo è gloriosamente passata l' Atalanta a Marassi. 
Non mi resta spazio per osannare degnamente alle romane, entrambe vincenti, e al Genoa reinventato da Eulenspiegel Maifredi. Visto Gaza concludere in gol uno slalom maradoniano che ritenevo possibile solo contro squadre britanniche; sentito Nevio Scala dirsi correttamente colpevole d'una conduzione che doveva portare il Parma alla sconfitta (dopo tre pali tre della Roma). 
Zenga ha riconosciuto che la sua espulsione era giusta perché effettivamente era giunto in ritardo sulla palla; non so se Zinetti abbia riconosciuto, masochistico fino all'idiozia, il suo comportamento con l'arbitro che l'ha espulso. Ha avuto mille ragioni Boskov di denunciarne apertamente la mancanza di buon senso. 

Avrei molto altro da dire su questo campionato di folli. Meglio chiudere e ingraziarsi Eupalla con sacrifici degni della sua natura divina. A terra siamo noi con le nostre vergogne.

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