Football Miscellany
Non è certo ma potrebbe essere vero.
E allora, sulla banchina del porto della pittoresca Galway, spicca il monumento alla memoria. Si tratta di una pietra incisa da aulica dicitura, regalata dalla città di Genova a quella irlandese, perché con discrete credenziali storiche si ritiene che Cristoforo Colombo osservando l’orizzonte da questa baia abbia per la prima volta pensato a una terra al di là dell’Atlantico.
Piovve su Dublino. Una pioggerellina fitta con le nubi che pattinavano veloci nel cielo, regalando scorci di sole avvicendati da nuova pioggia oppure da una nebbia leggera, buona per velare i riflettori e mantenere il campo bello zuppo. Insomma il pomeriggio del 12 maggio del 1991. sul terreno del vecchio Lansdowne Road, risultava piuttosto complicato infiocchettare giocate degne di questo nome.
Tommy Keane decise in una frazione di secondo. Il piccolo, funambolico, povero Tommy Keane. Decise di avvalersi della testa per controllare meglio la sfera. Di quel campo proprio non si fidava e aveva ragione. Accarezzò il pallone con la fronte correndo sulla fascia, vanamente rincorso dal confuso terzino dei Rovers, e se lo sistemò giusto-giusto sul collo del piede destro, affinché il cross fosse ancora più teso, più potente, caparbio come la corrente del Corrib che nel quartiere di Claddagh sbocca nella Galway Bay.
Con la coda dell’occhio aveva scorto Johnny.
Il capitano Johnny Glynn. Anzi dovremmo dire il capo clan Johnny Glynn, perché quelli del Galway United sono da sempre i Tribesman, in virtù del fatto che in epoca medievale il borgo era amministrato in maniera elitaria da 13 famiglie, conosciute come Tribes of Galway, e da qui il particolare soprannome della squadra di calcio fondata nel 1937.
Glynn, centravanti monolitico nativo di Cork, si fece trovare pronto all'appuntamento con il destino anticipando tutti e insaccando bruscamente la palla in rete. Poi saltò i cartelloni pubblicitari che invitavano a comprarsi una Opel e a farsi una pinta di Harp, involandosi esultante verso la stand scoperta dove erano raccolti i suoi tifosi diventata nel frattempo uno spicchio di Eden.
Il Galway United allenato dall'allegro Joey Malone, cantante mancato per un soffio, aveva vinto la Coppa d’Irlanda battendo lo Shamrock Rovers già tenutario di 25 successi nella manifestazione. E fu anche la prima, e unica volta, che il trofeo passeggiò davanti alla lunga striscia di case pitturate di colori caldi dove di giorno le loro tinte si riflettono dissolvendosi nelle acque dell’insenatura e alla sera, se si tende bene l’orecchio, alle finestre o accanto ai piccoli portoni, potreste udire ancora qualcuno parlare in gaelico.
Pioverà su Galway quella notte, ma finalmente le gocce si coloreranno di porpora.
Simone Galeotti