Il caro Vecchio Balordo

In questi giorni non possiamo non dirci (quasi) tutti un po' genoani. Il Genoa rappresenta infatti una sorta di madeleine per coloro che amano il calcio e che rincorrono, sulle rare e sbiadite foto in bianco e nero che ci sono giunte, l'idea di quali poterono esserne le origini nel nostro paese. I colori reali, quel blu notte e quel rosso granata, il grifone d'oro, il blasone antico di una squadra che vinse i primi tre campionati italiani e ben sei dei primi sette titoli, tra il 1898 e il 1904, appartengono all'immaginario di tutti i veri appassionati.

L'atto di fondazione del Genoa
(7 settembre 1893)
La storia è nota: il club venne fondato da un gruppo di inglesi legati alle attività commerciali marittime del grande porto mediterraneo, desiderosi di praticare gli sport borghesi più diffusi in patria: il cricket, il waterpolo e l'atletica. Genoa Cricket and Athletic Club fu infatti la ragione sociale del circolo fondato la sera del 7 settembre 1893 nella sede del Consolato britannico a Genova, all'interno 4 del civico numero 10 di via Palestro, nel cuore della città.

Gianni Brera - che se ne dichiarava apertamente tifoso, perché "fin da piccolo, vivendo a Genova una parte della mia famiglia, fui tutto e subito per il Genoa" - ammonisce: "Gli agiografi del Genoa si guardano bene dal considerare la sua nascita un fatto prettamente coloniale". Ed è vero: "La dizione sociale era precisamente Genoa Cricket and Athletic Club. Non si parla di calcio e non se ne parlerà per anni". Solo nel 1897 furono ammessi i primi soci italiani. Artefice ne fu James Richardson Spensley, medico sulle navi e grande appassionato di football, che era sbarcato a Genova l'anno precedente e che, aderendo al club, cercò subito di organizzarvi degli incontri.

Il 6 gennaio 1898, a Ponte Carrega lungo il Bisagno, davanti a un paio di centinaia di spettatori, il Genoa disputò la prima partita ufficiale contro una selezione mista dell'International Foot-Ball Club Torino e del Football Club Torinese: vinse probabilmente quest'ultima con un gol del marchese inglese John Savage. Nella rivincita a Torino del 9 marzo successivo fu invece il Genoa a prevalere. La partita dell'Epifania del 1898 è anche la prima partita di football documentata in Italia. Secondo gli storici evenemenziali la storia del calcio italiano nacque allora: diciamo che può esserne assunta a data simbolica.

James Spensley
Il Campo è probabilmente quello di Ponte Carrega
La maglia bianca induce a datare la foto al 1898:
fors'anche alla partita del 6 gennaio di quell'anno
Ciò che è più importante rilevare è che stava maturando anche nel nostro paese - unito politicamente (italiani lo siamo invece da secoli), si ricordi, da nemmeno tre decenni - l'idea di associare i primi club sul modello della FA inglese per organizzare dei tornei "nazionali". La Federazione Italiana del Football fu infatti fondata a Torino il 16 marzo 1898 dalle seguenti società: Genoa Cricket and Athletic Club, Football Club Torinese, Internazionale Torino, Reale Società Ginnastica Torino, Unione Pro Sport Alessandria, SEF Mediolanum e Società Ginnastica Ligure Cristoforo Colombo. Di tutte queste festeggiamo oggi solo il Genoa e la sua storia: ha solo cento vent'anni, e non li dimostra.

In un sol giorno, l'8 maggio (proprio mentre a Milano il Regio Esercito stava stroncando nel sangue i moti popolari), si disputò a Torino il primo campionato organizzato dalla Federazione. L'evento fu associato ai festeggiamenti in occasione dell'Esposizione Internazionale per i cinquant'anni dello Statuto Albertino, ed ebbe luogo al Velodromo Umberto I di Torino. Nella semifinale del mattino il Genoa sconfisse 2:0 la RS Ginnastica Torino e, nel pomeriggio, l'Internazionale Torino per 2:1, con gol dell'ala sinistra Norman Victor Leaver nel primo tempo supplementare [fonte].

La squadra si schierò secondo lo schema ortodosso della "piramide" (2-3-5) con i seguenti giocatori: William Baird (portiere), Ernesto De Galleani (terzino destro), James Spensley (terzino sinistro), Fausto Ghigliotti (mediano destro), Edoardo Pasteur (centro mediano), Ettore Ghiglione (mediano sinistro), John Quertier Le Pelley (ala destra), Silvio Piero Bertollo (mezzala destra), Henri Dapples (centro attacco), Giovanni Bocciardo (mezzala sinistra) e Norman Victor Leaver (ala sinistra). Pasteur ero italo-svizzero, gli italiani erano cinque e altrettanti gli inglesi, tra cui il capitano Spensley che a un certo punto sostituì in porta l'infortunato Baird.

5 maggio 1901
La formazione del Genoa (che perse la finale del campionato
italiano dal Milan) indossa per la prima volta la maglia rosso-blu
Il successo nel primo torneo italiano fu alla base della decisione di cambiare nel 1899 la dizione sociale in Genoa Cricket and Football Club. La divisa era inizialmente bianca (1898) e poi bianca con righe blu verticali (1899 e 1900): dal 1901 la squadra indossò la maglia rosso blu che è entrata nel mito. Al primo titolo ne seguirono altri - una mezza dozzina subito, poi un altro all'inizio della prima guerra mondiale, e un paio ancora nel 1923 e nel 1924 (curiosamente ancora un 7 settembre). I nove titoli appartengono dunque all'epoca precedente il campionato nazionale a girone unico. Hanno un fascino antico. Ma il fatto che il club non riuscì più a rivincerne un altro nella nuova formula della competizione lascia comunque una sensazione amarognola, come qualcosa di non pienamente compiuto.

Al Genoa manca un acuto per cucire la stella sopra il grifone. Manca da tanto tempo, ormai, da quasi 90 anni. La sua grandezza si raccoglie tutta nelle origini e si alimenta del mito e di tante generose e intense stagioni non vincenti successive. Ed è davvero un peccato che non si intraveda ancora la possibilità di coronare il sogno dei suoi tifosi: di quelle tante generazioni che hanno sentito parlare dai padri, dai nonni e dai bisnonni delle gesta dei pionieri e che non hanno avuto la fortuna di veder vincere se non una Coppa Italia nel 1937, una Coppa delle Alpi nel 1964, un torneo Anglo-Italiano nel 1996 (e si, vabbè, anche 6 campionati cadetti ...). Tornasse a vincere il tricolore sarebbe una festa un po' per tutti, non solo per i tifosi del Zena.
7 settembre 2013
Azor