Cobi
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Verona, Stadio Bentegodi, 26 giugno 1990: la punizione di Stojković
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Nonostante la doccia fredda della punizione di Dragan nel primo tempo supplementare (93'), Luis Suárez Miramontes (El Arquitecto) viene inizialmente confermato commissario tecnico delle Furie Rosse; la scelta condurrà alla catastrofe degli Europei svedesi del '92, quelli segnati dalla guerra dei Balcani, dall'esclusione della Jugoslavia e dall'inaspettato trionfo di una ripescata Danimarca: una Spagna già frustrata – snobbata come candidata ad ospitare il prestigioso torneo – fallisce il passaggio alle fasi finali, nonostante l'avvicendamento al vertice tra Luisito e Vicente Miera.
Nel giorno che precede la cerimonia inaugurale di Barcellona, un Mestalla semivuoto ospita il primo agevole match: il gioco spagnolo, compassato ma capace di brusche ed efficaci accelerazioni e contropiedi fulminanti sbaraglia con un rotondo 4 a 0 la minacciosa Colombia di Harold Lozano, Faustino Asprilla e Víctor Aristizabal in un incontro più spigoloso del necessario, con due espulsioni per parte. Sbrigata la formalità degli altri due incontri con Egitto e Qatar, giunge lo scoglio più temuto: i quarti di finale contro la fresca campione d'Europa Under 21, l'Italia di Cesare Maldini, Albertini, Dino Baggio, Melli. Una partita brutta e nervosa, sostanzialmente dominata da una Spagna manifestamente superiore.
La passeggiata in semifinale col Ghana è il riscaldamento giusto per l'ultimo gradino, lo scontro finale contro i sorprendenti pari età polacchi. Il re don Juan Carlos e la regina Sofia giungono al Camp Nou in elicottero, tra primo e secondo tempo – dopo aver celebrato l'oro dei 1500metri di Fermín Cacho nello Stadio Olimpico di Montjuic – per assistere ai goals di Kiko e al trionfo di quel gruppo di giovani ed effimeri eroi, da quel momento ribattezzato La Quinta de Cobi, in onore alla mascotte dei Giochi, il pastore catalano-cubista nato dalla penna del designer Javier Mariscal.
Duca
Vicente Miera Campos
nel Real Madrid (1961-1969) |
Un passato da arcigno difensore del Real Madrid e un palmarés di tutto rispetto (sette campionati, una Coppa Campioni e una Copa del Generalísimo, convenientemente tramutata in Copa del Rey dopo la morte del Caudillo) non sono sufficienti a raddrizzare la fase di qualificazione, già compromessa dalle sconfitte subite contro Francia e Cecoslovacchia nella gestione Suárez. Il 25 settembre 1991 il dramma sportivo si consuma a Reykjavik, con un imbarazzante Islanda-Spagna 2-0: talenti indiscussi del calibro di Sanchis, Míchel, Martín Vázquez, Zubizarreta e Butragueño sono costretti a inchinarsi ai goals di pedatori pressoché sconosciuti: Örlygsson e Sverrisson. È un colpo letale per la Quinta del Buitre, la talentuosa generazione di atleti prodotti dal vivaio del Real Madrid, ormai in lento ma inesorabile declino e preparata, suo malgrado, al passaggio di consegne alla massima espansione planetaria dei Galácticos. Miera paga il conto del tracollo con il degradamento: sostituito
alla guida della nazionale maggiore dal polemico nazionalista basco Javier
Clemente, il cantabrico viene dirottato alla selezione olimpica, capitano di
una spedizione senza aspettative, incapace di far sognare i propri tifosi.
La Quinta del Buitre: Emilio Butragueño Santos, Miguel Pardeza Pichardo,
José Miguel González Martín del Campo (Míchel),
Manuel Sanchís Hontiyuelo, Rafael Martín Vázquez
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Barcelona, Camp Nou, 8 agosto 1992
Spagna-Polonia: l'abbraccio tra Kiko e Ferrer
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Duca