Gli scozzesi invocano freddo e pioggia

20 maggio 1931

A Roma, il 20 maggio 1931, si sfidarono per la prima volta al gioco del pallone le rappresentative di Scozia e d'Italia. I britannici erano in cerca di riscatto; la loro tournée continentale era iniziata male, con la cinquina incassata al Prater qualche giorno prima. Gli azzurri vivevano un buon momento; la curiosità per il confronto tra 'scuole' era parecchia, anche se l'exploit austriaco ridimensionava in partenza un eventuale successo italiano. Ma la vigilia era dominata da un principale pensiero: in quali condizioni meteorologiche si svolgerà il match? Sentiamo Monsù, nel suo spassoso pezzo di presentazione. 


Roma, 19 notte.
La squadra nazionale italiana è arrivata stasera alle ore 19.05 a Roma proveniente direttamente da Firenze, dove si era concentrata. Compongono la comitiva i soliti giuocatori: Combi e Sclavi come portieri; Rosetta, Monzeglio e Caligaris come terzini; Bernardini, Ferraris, Bertolini e Pitto come mediani; Costantino, Cesarini, Meazza, Ferrari, Orsi e Vecchina come attaccanti; Pilotta come massaggiatore e il Commissario tecnico Pozzo. 
Una pioggia dirotta attendeva a Roma i giuocatori. E' diventata ormai una consuetudine, per gli azzurri, la pioggia. Dovunque essi vanno, piove a catinelle. L'ultima volta in cui essi si trovarono assieme a Bilbao, nella lontana Spagna, ebbe il coraggio di piovere per una settimana intera; e l'acqua li accompagnò fino alla frontiera d'Italia. Non appena questa volta vennero riuniti per l'ultimo incontro della stagione, prese a piovere anche a Firenze, e l'acqua non li abbandonò più. 

Gli scozzesi, che già si trovano a Roma da lunedi, sono viceversa arcilieti del tempo che sta facendo. I dirigenti e i giuocatori della Scozia attribuiscono il risultato sfavorevole ottenuto contro la squadra austriaca esclusivamente alle condizioni di tempo e di luogo in cui essi ebbero a giuocare. E in realtà nessun'altra motivazione esiste per la sconfitta subita. Gli scozzesi, più ancora degli inglesi, sono giuocatori che per emergere o per rendere normalmente hanno assoluta necessità di trovarsi nell'ambiente al quale sono abituati e in cui furono allevati. Diversamente da quanto avviene sul continente europeo, il giuocatore britannico non si assuefa. Fin dai suoi primi calci, se non a una temperatura unica e a una condizione di cose sola: terreno soffice, umidità, tranquillità di ambiente. Quando il giuocatore britannico stesso, sia egli ìnglese, scozzese, gallese o irlandese, esce da queste condizioni e si trova nei roventi ambienti del continente europeo, su terreni duri, sotto il sole caldo e in condizioni nettamente contrarie a quelle a cui è abituato, allora egli fa la figura del pesce fuor d'acqua, perde non del 10 per cento del suo valore, ma addirittura del 50 per cento. 
Gli scozzesi riferiscono che a Vienna essi non riuscirono a ritrovarsi mai. Sono pieni di lodi per il comportamento della squadra austriaca e si dichiarano in particolar modo impressionati di quanto riuscirono contro di essi a fare il centro mediano Smistik e il mediano laterale Gall, nonché l'intera linea dell'attacco. Ma riconosciuto lealmente il merito dell'avversario, essi rilevano il fatto che a batterli non fu la sola squadra austriaca, ma il calore e le condizioni del terreno. 

Una lotta di carattere tutto suo particolare è stata a proposito impegnata fra i dirigenti scozzesi e il Segretario Federale Italiano, maestro Zanetti. Gli scozzesi pregano e implorano condizioni climatiche inglesi, cioè acqua a catinelle, terreno pantanoso e umidità a dovizia; il maestro Zanetti, viceversa, assicura che ha acceso ceri in tutte le chiese di Roma perché il sole più splendente saluti la giornata di domani. Fino a questa sera si può dire che in questa gara di carattere specialissimo hanno trionfato gli scozzesi, perché un acquazzone violentissimo cominciò a cadere verso lo 7 e dura ancora verso le 10. Speriamo che le cose si mettano in senso favorevole agli italiani per la giornata di domani. Diciamo per gli italiani e non solo per il Segretario Federale Italiano, perché naturalmente l'intera squadra azzurra preferirebbe giuocare sotto il sole e in condizioni italianamente normali, che non sotto l'acqua e nel fango. 

Un altro argomento che è al momento attuale oggetto di discussione è quello del cambiamento dei giuocatori. Gli scozzesi si rifiutano energicamente di permettere cambi di giuocatori. Essi asseriscono che non fanno che attenersi, in quanto a questo, ai dettami del regolamento internazionale che prescrive che il giuoco venga giuocato da 11 uomini per ogni squadra. Gli italiani sostengono viceversa il principio che, trattandosi di una partita amichevole, valga quella che è una consuetudine vigente da anni sul continente europeo, di permettere il cambio di quei giuocatori che risultino feriti o effettivamente invalidati nel corso del giuoco. 

La soluzione di questo punto non può non avere riflessi importanti sulla composizione della squadra italiana. Alcuni degli azzurri si trovano infatti in condizioni lontano dalle migliori. Qualche lombaggine, qualche piccolo strappo, qualche postumo di ferite. Evidentemente la preoccupazione di non poter tirare l'incontro fino alla fine avrebbe per conseguenza la esclusione di questi uomini dalla squadra. Certo che 15 uomini in piena e assoluta efficienza, come li si ebbe durante il viaggio in Portogallo e in Spagna,, la squadra azzurra difficilmente li potrà avere ancora. Senza che vi sia nulla di preoccupante, vi è ora da notare che i giuocatori cominciano a sentire la stanchezza e che qualcuno fra essi non si trova nelle migliori condizioni possibili. 
L'incontro avrà luogo alle ore 17. 
Gli azzurri cenarono all'albergo non appena arrivati a Roma, fecero una passeggiatina di una mezz'ora per la città, rientrarono immediatamente e più non uscirono. La stessa cosa dicasi per i giuocatori scozzesi, i quali alle 10 già si trovavano a letto. 
Le intenzioni degli scozzesi, a parlar loro, sono delle più serie. Diremo quasi che queste intenzioni sono micidiali. La situazione, a bene considerarla, non è infatti favorevole sotto nessun aspetto agli italiani. Il risultato di Vienna è stato tale da svalorizzare in anticipo qualunque esito favorevole dovessero ottenere gli italiani domani. Viceversa gli azzurri si troveranno effettivamente a dover affrontare sul campo la reazione di una compagine che è estremamente capace di reazione sia tecnica come fisica, la reazione di una squadra che si è sentita ferita nel suo orgoglio e nel suo amor proprio dalla staffilata rappresentata dalla sconfitta di Vienna. Sotto nessun aspetto la situazione degli azzurri è favorevole. 
Le intenzioni, comunque, dei giuocatori nostri, sono delle più serie. Essi ricordano che l'anno scorso nell'ultimo incontro della stagione subirono una sconfitta, che guastò in certo qual modo una splendida annata. La stagione 1930-31 ha visto finora gli azzurri combattere e uscire senza sconfitte da 9 incontri fra squadra A e squadra cadetti. II desiderio è fermo in tutti i giuocatori italiani di conservare intatto questo titolo di imbattuti.

"La Stampa", 20 maggio 1931, p. 7

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