Sorpresa al Prater

Wilhelm Miklas, presidente della Prima repubblica austriaca,
saluta il suo Team

6 maggio 1936


L'ultimo sussulto del Wunderteam, e in sostanza del grande magistero di Hugo Meisl, si ebbe il 6 maggio 1936 al Praterstadion, dove il WM inglese fu sbaragliato da un fantastico primo tempo degli austriaci. Testimone del match, naturalmente, Vittorio Pozzo. "Il giubilato e tanto deprecato Sindelar era tornato a prendere il comando dell'attacco. E l'attacco stesso era tornato a giuocare secondo lo stile viennese del buon tempo antico, quello che imperava e mandava in sollucchero la folla prima che la teoria calcistica del 'doppio vi' venisse ad avvelenare l'ambiente". Era però una nazionale inglese di valore non eccelso, che pochi giorni dopo verrà sconfitta anche in Belgio.


Vienna, 6 notte.


Anche qui, l'Inghilterra è battuta. Su quello stesso campo dello stadio municipale di Vienna dove poco più di una anno fa gli azzurri conobbero la vittoria, gli inglesi hanno dovuto piegare il ginocchio.
Il successo della nazionale austriaca fu dovuto ad un primo tempo ottimo come slancio, velocità e condotta tecnica. Due punti segnarono gli austriaci nei primi quarantacinque minuti senza che Platzer, il loro portiere, avesse a che fare con tiri veramente difficili. L'Austria aveva messo in campo una squadra composta da reclute ed in parte di «richiamati» delle classi più anziane. E' proprio vero che c'è posto per tutti nel mondo.

Hugo Meisl segue la partita dalla sua trincea
Il giubilato e tanto deprecato Sindelar era tornato a prendere il comando dell'attacco. E l'attacco stesso era tornato a giuocare secondo lo stile viennese del buon tempo antico, quello che imperava e mandava in sollucchero la folla prima che la teoria calcistica del «doppio vi» venisse ad avvelenare l'ambiente. I cinque attaccanti austriaci giuocarono in linea, senza riserve o retrocessioni degne di menzione. Tutti e cinque proiettati in avanti alla ricerca del successo. L'inusitato sistema mise in serio imbarazzo i difensori inglesi. I loro tre terzini diedero subito chiaramente a comprendere che il dover fronteggiare cinque avversari invece di tre era qualche cosa di troppo, per essi.

Il marchio al primo tempo fu impresso da questa danza di tipico stile inglese che i cinque attaccanti ballavano attorno ai difensori di oltre Manica. Palla a terra, giuoco basso, finte, combinazioni strette, in cui facevano ogni tanto capolino improvvisi allunghi in profondità e repentine varianti a giuoco largo: questo il repertorio dell'avanguardia austriaca. In simile giuoco, Sindelar brillava. Al 10' minuto era proprio Sindelar che, evitando con una fulminea giravolta un difensore inglese, serviva la propria ala sinistra e questa spediva il pallone in rete da pochi metri. 
Pochi minuti dopo era ancora Sindelar che serviva in profondità, dietro la schiena dei terzini, la propria mez'ala destra. Sagar, visti battuti i compagni di difesa, usciva di porta e Stroh [recte Geiter] spediva senza difficoltà la palla nella porta indcustodita. Due occasioni ebbero gli ospiti di segnare. In ambedue, Camsell, loro centro attacco, fu fermato fallosamente.

Come andarono le cose, Platzer non ebbe, in questa prima metà dell'incontro, che a bloccare palloni alti, a sbrigare situazioni rese intricate da mischie, o a allontanare pericoli derivanti da calci d'angolo.
Alla ripresa le cose cambiaro dopo breve tempo d'aspetto. Qualcuno, nella squadra austriaca, cominciò a risentire dello sforzo, e gli inglesi presero a dominare. Al 10° minuto un tiro proveniente da lontano, ma pieno di una forza spettacolosa, colpì uno dei montanti della porta difesa da Platzer. La palla ebbe un rimbalzo violento, e mentre il portiere austriaco , rialzatosi dal primo tuffo, tentava di scattare per un secondo, Camsell riprendeva di testa e spediva in rete, proprio sotto alla sbarra trasversale.
Con lo svantaggio ridotto ad un solo punto, gli inglesi continuarono rabbiosamente nell'offensiva senza però ottenere nessun ulteriore risultato concreto. Di tanto in tanto gli austriaci ritornavano all'attacco, ma la voce dei cantori non era più quella. I cinque uomini di punta non mostravano più la stessa coesione del primo tempo. Le due mezz'ali, come se la tema di perdere il vantaggio conseguito avesse loro fatto cambiare d'opinione sulla teoria dell'attacco in linea, stavano in posizione arretrata e Bican, principalmente, mostrava imprecisione. Da parte sua, Sindelar non poteva più prendersi licenza alcuna: non gli si concedeva spazio in cui manovrare, lo si teneva stretto come in una morsa; così, la seconda parte del secondo tempo divenne la partita delle due difese, ed il risultato più non subì cambiamenti.

Giudicata sulla prova del primo tempo, sul suo periodo migliore cioè, la squadra austriaca mostrò di non essere affatto in preda a quel decadimento di cui tanto si parlava. Quel primo tempo che vide i due terzini dell'Arsenal ballare come una nave in tempesta, ed i mediani e le mezz'ale inglesi tagliati continuamente fuori di azione, fu schiettamente bello. Se più tardi la squadra austriaca, che ha ritrovato un Platzer ed anche un Sesta in piena forma, più non poté fare quello che volle, il motivo è da ricercare nel fatto che una intelligenza operava anche dall'altra parte: una squadra giuoca sempre, quando entra in opera l'intelligenza, come l'avversario le permette di giuocare. Sta di fatto che la nazionale austriaca, che pur essendo priva di parecchi dei suoi uomini migliori, come Smintik, Zischek e Huhnreuter, ha battuto sul suo vero valore continentale la squadra d'Inghilterra, costituisce veramente un ostacolo ben difficile da superare.
La giornata ha senz'altro ridato forza, morale, entusiasmo al calcio viennese.

"La Stampa", 7 maggio 1936
Tabellino della partita