Vi fu una partita, l'11 maggio 1947, tra Italia e Ungheria. Per la ventesima volta di fronte - la prima nel 1910. Una partita amichevole, a Torino. Da una parte dieci giocatori del Toro, tutti quelli di movimento, protetti tra i pali dal portiere della Juve, Lucidio Sentimenti. Dall'altra, nove giocatori dell'Ujpest, integrati dal difensore Ferenc Rudas (Ferencvaros) e dal giovane attaccante del Kispest, Ferenc Puskas.
"Torino si veste oggi d'azzurro per l'incontro che oppone, nella cornice superba del suo stadio, le squadre d'Italia e d'Ungheria. Veste d'azzurro i suoi atleti, chiamati in blocco agli onori della Nazionale. E' una gran festa dello sport italiano ma è, sopratutto, una festa del calcio cittadino. Cinquant'anni or sono sorsero, nella nostra Torino, prime in Italia, le due società che dovevano poi, in dieci lustri di attività agonistica, conquistare vittorie inobliabili; cinquantanni or sono si fondò, a Torino, la Federazione italiana.
In cinquantanni il calcio è passato dai praticelli della periferia agli stadi immensi eppur insufficienti ad ospitare tutti gli appassionati; Torino e Juventus son divenute società modello per virtù di dirigenti e valore di calciatori. Torino è teatro di un avvenimento al quale dona capacità organizzativa, folla imponente e giocatori di provato valore. E' dunque la sua gran giornata, la sua gran festa. Saranno in settantacinquemila sulle scalee dello Stadio e più sarebbero se gli spalti ne potessero ospitare in maggior numero.
Attenderanno per ore e ore che gli azzurri e granata sbuchino dal sottopassaggio sul prato verde. Attenderanno la vittoria della squadra del cuore. La folla torinese conosce ed ama quei suoi campioni: dieci sono del «suo» Torino, l'undecima è della sua «sua» Juventus. Li chiamerà, li inciterà, li applaudirà. Il confronto è difficile ma l'undici d'Italia volerà sulle ali dell'entusiasmo popolare verso la vittoria bella" (Luigi Cavallero, La Stampa, 11 maggio 1947).