C'è sempre una prima volta

Il 16 febbraio 1969, al Comunale di Torino, era in programma una bella partita tra Juventus e Roma. In panca, da una parte Heriberto, dall'altra Helenio Herrera. Sugli spalti, "impazziti teppisti del calcio" ...


Per la prima volta nella storia della Juventus il campo dei bianconeri è stato ieri invaso. Due o forse tre tifosi sono riusciti a mettere piede nel rettangolo di gioco; una ventina ha saltato la barriera finendo nelle braccia degli agenti e dei carabinieri, E' quanto basta per procurare certamente una forte multa al club torinese e per mettere in dubbio lo stesso risultato ottenuto contro la Roma.
La Juventus, che aveva pareggiato, rischia ora di veder il 2-2 tramutato a tavolino in una sconfitta, proprio come è accaduto all'Atalanta alcune settimane orsono. Ed a queste conseguenze sportive se ne devono aggiungere altre ben più serie: feriti, contusi, gente medicata negli ospedali. Un esaltato ha tirato fuori la pistola.
A gara finita si sono poi avute dimostrazioni contro la Roma, lancio di sassi sul pullman dei giallorossi (quattro vetri rotti), scontri ripetuti tra polizia e impazziti teppisti del calcio, tra i quali, secondo un'indiscrezione, pare siano stati riconosciuti due pregiudicati, naturalmente del tutto estranei allo sport.

Nessuno poteva prevedere un finale così drammatico per una gara di scarsa importanza ai fini della classifica.

Lo spunto iniziale agli eccessi è stato dato dall'arbitro. Il signor De Marchi, certo in perfetta buona fede, ha commesso sbagli irritanti. Ha incominciato ammonendo Salvadore per un fallo innocente e dando l'impressione di preconcetta durezza; poi ha convalidato una strana rete, che descriviamo brevemente. Mentre la Juventus si trovava in vantaggio di uno a zero, uno scontro tra Sirena e Salvadore veniva giudicato scorretto dal direttore di gara. Questi, secondo le testimonianze del dirigente juventino Cavalli d'Olivola, nel fischiare la punizione aveva alzato le mani con le dita a "V" per indicare che la punizione stessa doveva a essere a due calci. Tale la ritenevano i bianconeri che indugiavano nello schierarsi a barriera e continuavano a discutere con De Marchi. Il romanista Capello calciava direttamente in rete. Il portiere Sarti neppure accennava alla parata sicuro della non validità del tiro. Tra la sorpresa generale il punto veniva invece convalidato. L'esasperazione degli spettatori di parte juventina si accendeva anche per il sapore beffardo della disavventura.
Si continuava, comunque, senza incidenti; la Juventus segnava ancora con Salvadore, ed ecco un intervento in area di Benetti venir punito con il "penalty". La sanzione se non ingiusta va giudicata sul metro di una severità spinta al confine dell'eccesso. Un'impressione generale di "partito preso" contro la squadra di casa scatenava la folla.

16 febbraio 1969, Stadio Comunale, Torino
Il momento è fatidico e anche storico
Ogni campo italiano ha l'angolo dei tifosi d'assalto. Quelli juventini si radunano sulle gradinate della curva Filadelfia. Proprio qui, pochi istanti dopo che Peirò aveva segnato il rigore ed il gioco era ripreso, una ventina di giovanotti si arrampicava sulla rete di protezione sfidando le punte aguzze che la sormontano (ad evitare, ironia del ricordo, le invasioni pacifiche avvenute in passato per eccessivo affollamento). Subito gli agenti dell'ordine intervenivano. La maggior parte degli invasori venivano bloccati, tre riuscivano a schizzar via sulla pista. Il portiere Sarti si vedeva comparire alle spalle un giovanotto con maglione e giacca marroni e urlando dava l'allarme, mentre alcuni juventini fermavano quel primo invasore. Un altro tifoso, in maglia verde, veniva bloccato da Leoncini. I giallorossi intanto si radunavano intorno all'arbitro, per una protezione del tutto inutile, dato che De Marchi e gli stessi romanisti non hanno mai corso pericolo. 

L'ha già preso o lo sta ancora inseguendo?
Mentre i due energumeni venivano trascinati fuori, altri cercavano di arrivare sul prato. Un tifoso acrobata riusciva a salire non si sa come in tribuna d'onore, imboccando di corsa la passerella e di qui, quasi in tuffo dal trampolino, piombava anche lui nel recinto proibito dove alcuni carabinieri lo bloccavano. 

Tre minuti e mezzo durava la corrida del tifo: nove persone erano «fermate» anche in senso giuridico (più tardi sono state rilasciate), gli altri ritornavano sulle gradinate. La partita interrotta al 43'30" riprendeva quando i cronometri superavano il 46'. Dopo quaranta secondi De Marchi dava il trillo di chiusura. Il recupero non è stato completo, quindi, ma il regolamento lascia al direttore di gara l'assoluto controllo del tempo regolamentare. In altre parole Juventus-Roma può essere finita del tutto, oppure essere stata interrotta a pochi istanti dal termine. 

Soltanto il rapporto, che verrà reso noto mercoledì, chiarirà il mistero. Secondo l'impressione del vice presidente juventino Giordanetti, che ha prelevato De Marchi dal furgone cellulare (sul quale per precauzione l'arbitro era uscito dallo Stadio) e lo ha accompagnato con la propria auto alla periferia di Torino, il direttore di gara non considererebbe l'invasione come elemento determinante del risultato. Vi sono stati precedenti casi a Varese e Brescia, in cui un tifoso bloccato in tempo ha causato soltanto multe e non mutamenti di risultati. 

La burrasca allo Stadio non è terminata però con il fischio di De Marchi, anzi gli episodi più gravi sono accaduti in seguito. Nel recinto davanti agli spogliatoi due o trecento esagitati hanno atteso l'uscita della Roma. Sul torpedone sono piovute sassate che hanno rotto quattro vetri. Nessun danno ai giocatori. I carabinieri respingevano con una carica i contestatori dell'arbitro oltre corso Giovanni Agnelli, mentre in via Filadelfia altri tifosi improvvisavano un inutile posto di blocco anti-De Marchi con dei bidoni. Il juventino Haller, giunto con la sua utilitaria, era lasciato passare tra gli applausi; invece contro i carabinieri e gli agenti che cercavano di disperdere l'assembramento lancio di sassi, palle di neve e mattoni. Un'altra carica, con gran roteare di bandoliere, allontanava la folla. 

(Il bollettino della giornata)

Restavano i contusi, alcuni curati privatamente, altri medicati negli ospedali cittadini. Al Mauriziano sono stati portati il commissario di polizia Giovanni Romeo ferito ad una gamba da un grosso sasso (quattro giorni di guarigione). Avevano pure bisogno dell'intervento medico: Arcangelo La Camera, via Marco Polo 27: contusione alla spalla sinistra, 8 giorni; Fernando Arzivino, 26 anni, ragioniere, via Monti 8: ferita lacero contusa al cuoio capelluto, 6 giorni di guarigione; Francesco Occhi, 27 anni, operaio, via Caraglio 138, contusione nuca, 4 giorni; Mario Martinazzo, 18 anni, restauratore, via Gattinara 1, ferita lacero contusa cuoio capelluto, 6 giorni; Bruno Ivone, 25 anni, via Toti 19, impiegato, ferita lacero contusa regione sopraccigliare destra, 6 giorni: quest'ultimo è caduto pressato dalla folla che scappava. Pare non fosse interessato alla partita. 

I medici delle Molinette hanno prestato la loro opera per: Secondo Guidi, 45 anni, meccanico, corso Plinio 48 (presso il figlio Roberto), ferita lacero contusa al cuoio capelluto, 10 giorni. Non era andato alla partita, passava di lì per caso, per tornare a casa; Antonio Calvo, 16 anni, via Aquila 10, contusione regione temporale destra, 2 giorni di guarigione. Si trovava alla fermata del tram ed è stato colpito da una sassata. Infine il capitano dei carabinieri Luigi Porcari, anche lui fatto centro di una sassata ha dovuto farsi medicare al Maria Vittoria per contusione al cuoio capelluto e al naso. Un tifoso, Antonio Cascini, 25 anni, da Potenza, abitante a Torino in vìa Novalesa 16, è stato arrestato per oltraggio alla polizia. I denunciati sono due: il ventiquattrenne Francesco Roselli, da Bari, abitante a Torino in via Giochino 24, sorpreso a lanciare sassi e il quarantenne Tito Martinelli, da Verona, abitante a Torino in via Principe Tomaso 9, che ha minacciato con una pistola 7,65 Benito Guidi, un tifoso della Roma. Soltanto alle 19 intorno allo Stadio è tornata la calma. Il guardiano del campo Aldo Vai dai finestrini con i vetri pur essi rotti della sua casetta, osservava sassi, oggetti persi nel trambusto, pezzi di transenne divelte, sbarre rimaste a terra, testimonianze della triste fine di una giornata che avrebbe dovuto essere soltanto sportiva.

Paolo Bertoldi, "Stampa Sera", 17 febbraio 1969