Cronache di San Pietroburgo: il manifesto di Landskrona

In un comunicato emesso per suggerire la corretta esegesi del proprio manifesto intitolato Selezione 12. Tradizioni e principi, un gruppo di tifosi organizzati dello Zenit di San Pietroburgo, ai quali fa da portavoce il sito Landskrona, si rammarica del fatto che, da tutto il corposo e articolato documento (pubblicato lo scorso 16 dicembre), i media abbiano estrapolato arbitrariamente, e a scopo puramente scandalistico e diffamatorio, i passi nei quali trova espressione il loro scarso gradimento per i giocatori di colore. 

Offriamo qui sotto, in traduzione italiana,  il testo integrale del manifesto programmatico. Ciascun lettore trarrà le proprie conclusioni. Chi scrive ha abbozzato qualche estemporanea considerazione critica che la lettura del documento gli ha suggerito, senza alcuna pretesa di darne una interpretazione sociologica minimamente autorevole.

Per chiara e orgogliosa asserzione dei suoi stessi estensori, si tratta di un prodotto della «subcultura del tifo» e quindi non stupisce il fatto che, a dispetto di un procedere formalmente analitico e di toni anestetizzati (e qui si intuisce un grande, meritorio sforzo), prevalga di gran lunga una visione mitica della realtà, pienamente abilitata a prescindere dai dati di fatto. Così ci si dichiara orgogliosi dell’«enorme passo avanti nella gerarchia del calcio» compiuto dallo Zenit, e si paventa il rischio che la dura e pura squadra russa (con qualche circoscritta interpolazione comunque slava) possa avviarsi sulla strada della degenerazione multietnica, trasformandosi in un qualsiasi Manchester City, Arsenal o Anži (quest’ultimo dev'essere un dente che duole in maniera particolare). Non ci si accorge però che i travolgenti successi (non a caso solo interni) dello Zenit negli ultimi due anni derivano dallo stesso fenomeno da cui derivano i trionfi sportivi dell’aborrito Manchester City o del Chelsea: un improvviso, torrenziale flusso di denaro. In realtà anche in questo caso i tifosi dello Zenit potrebbero rivendicare una specificità russa: a differenza di quanto è accaduto nei casi del City, del Chelsea, dell’Anži o del Paris Saint-Germain, il club pietroburghese non può contare su un ricchissimo mecenate privato, ma su un accesso diretto al denaro pubblico tramite Gazprom, che fa valere anche in campo sportivo tutta la sua illimitata influenza di braccio economico del sistema di potere putiniano. 

Givanildo Vieira de Souza 'Hulk' (Brasile) e Axel Witsel (Martinica)
È del tutto comprensibile che, di fronte alle vittorie in campionato e nella coppa di Russia, i tifosi di Landskrona, con buona pace delle radici operaie della squadra orgogliosamente evocate, potessero agevolmente rimuovere questi dettagli. Ma quando la megalomania dei satrapi di Gazprom è arrivata al punto di spendere un mare di denaro per l’acquisto e gli ingaggi di due giocatori mulatti, e il pietroburghese Igor’ Denisov, bandiera dello Zenit, con gesto impavido e plateale, si è messo alla testa di un moto di liberazione nazionale, le fitte schiere dei tifosi organizzati non hanno potuto e voluto tirarsi indietro. Così sono riaffiorate prepotenti tutta la loro fierezza nordica e l’avversione inestinguibile per lo Spartak, il ČSKA, la Dinamo «tradizionalmente nostri acerrimi rivali». Basta confrontare il palmarès dello Zenit con quello delle tre formazioni moscovite per rendersi conto di quanto questa “tradizionale rivalità” esista solo nell'immaginazione dei tifosi pietroburghesi.  

La proposta, rivolta al proprio club, di istituire un tetto ingaggi, in astratto appare saggia, condivisibile ed eticamente motivata. Ma in pratica, senza ingaggi totalmente fuori mercato sarebbe stato difficile per lo Zenit attrarre e trattenere a San Pietroburgo fior di giocatori russi o, in subordine, slavi o, in subordine, biondi o, in subordine, almeno bianchi. Per tacere dell’allenatore. Ma tutte queste contraddizioni sono debolezze in fondo comprensibili e “giustificabili” da  chiunque sia visceralmente tifoso di una squadra di calcio. La questione si fa molto più scivolosa quando si esce dal campo di calcio e anche dalle gradinate dello stadio per avventurarsi nel “mondo esterno”, facendo valere  le  «norme di civiltà di San Pietroburgo» ed evocando, come fossero realtà tangibili e scientificamente provate, concetti quali mental’nost’ (cultura/forma mentis) e mentalitet (mentalità), come elemento che unificherebbe, senza eccezione, tutti gli individui appartenenti a un determinato popolo e li distinguerebbe, senza eccezione, da tutti gli individui appartenenti a un altro popolo. E le differenze di mental’nost’ (cultura/forma mentis) e mentalitet sarebbero direttamente proporzionali alla distanza geografica tra i luoghi abitati da ciascun popolo. A dire il vero, ragionamenti di questo tipo, nella Russia di oggi, hanno abituale circolazione in ambienti molto più colti rispetto a un consesso telematico di tifosi di calcio. Nel meticoloso sistema delle priorità geografiche di selezione dei calciatori, volendo sdrammatizzare, si può scorgere una riproduzione in miniatura della colossale, articolatissima architettura di gradi, compiti e diritti (pochi) in cui Pietro I, fondatore di San Pietroburgo, incasellò i propri sudditi. Se invece si vuole prendere la cosa sul serio, sorgono spontanei gli accostamenti a una folle e funesta ideologia novecentesca che si ritrovano in tutti i commenti riservati dalla stampa internazionale al documento in questione. In ogni caso non possono non sorprendere l’accostamento con una realtà come quella dell’Athletic Bilbao, espressione sportiva di una minoranza etnica e linguistica,  e il continuo, quasi maniacale, ricorrere del concetto della difesa dello spirito e dell’identità pietroburghesi. San Pietroburgo fu fondata trecentodieci anni fa con l’intento di dare imperlando russo una capitale moderna, e soprattutto un porto che potesse permettere alla Russia di entrare a pieno titolo nello scacchiere economico e geopolitico mondiale. Per assicurare la nascita dal nulla e lo sviluppo a tappe forzate di quella che Dostoevski definì  "la città più astratta e premeditata del mondo" furono fatte affluire, e più tardi vi giunsero spontaneamente in cerca di fortuna, moltitudini di sudditi dell’Impero Russo (russi, ebrei, baltici, ucraini ecc.), ma anche europei occidentali, soprattutto tedeschi. 


Dal 1918 San Pietroburgo non è più una capitale, ma con i suoi 5 milioni di abitanti oggi resta pur sempre la terza città più popolosa d’Europa, dopo Mosca e Londra; possiede una storia gloriosa, nella sua relativa brevità, e una tradizione culturale radicata. Il manifesto di Landskrona, invece, sembra scritto a nome di un villaggio del Canton Uri assediato da un esercito di colonizzatori africani ...

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SELEZIONE 12
Tradizioni e principi

Come molti di noi ricordano, qualche anno fa, dopo una delle situazioni più complicate della storia, ritenemmo necessario fissare le nostre idee in una forma compiuta. Nacque così il nostro manifesto «Per il calcio tradizionale», dove si chiarivano al grande pubblico, ai mezzi di comunicazione di massa, ai giovani supporter confluiti nel movimento dei tifosi, i principi su cui si fonda la subcultura del tifo. Inoltre, uno degli obiettivi di quel manifesto era il desiderio di conservare i nostri valori e il calcio stesso, così come ci è caro. Nel momento attuale noi stiamo crescendo come movimento di tifosi, e abbiamo il desiderio di approfondire la questione.
L’elemento catalizzatore per la nascita di questo testo è stata situazione venutasi a creare di recente con la pubblica presa di posizione di Igor’ Denisov, ma un interrogativo di portata più generale, e cioè: «Quali giocatori i tifosi vogliono vedere con la maglia dello Zenit» incombeva da un pezzo nell'aria sopra la tribuna. In questo testo abbiamo cercato di unire i commenti di rappresentati di diverse generazioni di tifosi, alle quali sta realmente a cuore la questione, e i tifosi sono intervenuti con grande passione sul forum che avevamo aperto in precedenza su questo tema.
Non ci illudiamo che già domani tutto possa essere così come vogliamo. Ma, compiuto questo primo passo, espressa la nostra posizione in modo chiaro e argomentato, contiamo di avere un punto di appoggio per future azioni e discussioni. 

SELEZIONE – 12

Il calcio moderno nell'ultimo decennio sta gradualmente cessando di essere un «gioco popolare» e diventa un puro e semplice business. I club calcistici vengono gestiti come se fossero aziende, il criterio fondamentale per valutarne il successo sono gli utili realizzati a fine anno (fine stagione). 
Questo modo di gestire il business del calcio (in caso di gestione corretta di un club), da un lato porta a una crescita costante di determinate società di calcio e a successi sportivi. D’altro canto il calcio ricorda sempre più una fabbrica che, al pari di Hollywood, sforna «progetti calcistici» (come si usa dire oggi) tutti uguali, ognuno dei quali tenta di scalare l’Olimpo e realizzare grandi incassi.  

Dalla fine degli Anni ’90 lo Zenit ha compiuto un enorme passo avanti nella gerarchia del calcio, facendo affidamento per la maggior parte del tempo su giocatori del proprio vivaio, giocatori russi e stranieri di cultura/forma mentis (ментальность) affine. Oggi lo Zenit è la nave ammiraglia del calcio russo, e il modo in cui abbiamo raggiunto questo livello ci rende orgogliosi della nostra squadra.

Oggi temiamo che il club possa deviare da questo cammino e avviarsi sulla strada del Manchester City, dell’Arsenal di Londra [in ambito post-sovietico la precisazione è dovuta perché anche Kiev ha il suo Arsenal, n.d.t.], dell’Anži e di molte altre società che fanno incetta di giocatori di vari paesi del mondo e non incarnano la regione o la città che rappresentano. Per noi è molto importante che lo Zenit mantenga la propria identità. Non vogliamo diventare l’ennesimo bel progetto calcistico, magari anche redditizio. Lo Zenit ha un significato particolare per i pietroburghesi e per gli abitanti della regione, tra il nome della città e la parola Zenit si può porre un segno di uguaglianza.

Non vogliamo permettere che lo Zenit si trasformi, per così dire, da inimitabile film d’autore qual è, nell'ennesimo blockbuster hollywoodiano. Proprio per questo motivo per noi è importante portare a conoscenza della dirigenza del club e dell’opinione pubblica il nostro punto di vista su quali giocatori vogliamo vedere nell'organico della squadra e su quale, a nostro avviso, deve essere la politica di selezione dello Zenit.

Il presente manifesto non ha carattere ultimativo, ma si tratta di un punto di vista condiviso da persone che da molti anni sostengono la squadra con fede e sincerità. 

QUALITÀ CALCISTICHE

Nonostante il proprio «volto colto» e la conseguente immagine, Pietroburgo è sempre stata legata alla classe operaia. Nella nostra città è storicamente esistita ed esiste tuttora una enorme quantità di stabilimenti e fabbriche. Lo stesso Zenit, com'è noto, ha le proprie radici in uno stabilimento industriale. Proprio per questo motivo i tifosi hanno sempre apprezzato gli autentici faticatori, capaci di compensare l’insufficienza di talento con una furiosa abnegazione.

Anche oggi vogliamo che per lo Zenit scendano in campo prima di tutto degli autentici combattenti, che in ogni episodio diano prova della massima abnegazione. Possiamo perdonare e accettare la sconfitta, ma non tollereremo lo scarso impegno in campo e il gioco svogliato. I  giocatori della nostra squadra sono stati messi in condizione di potersi concentrare soltanto sul calcio e di poter affinare continuamente le propria maestria calcistica. Apprezziamo i giocatori che, alla fine degli allenamenti, restano sul campo per perfezionare questo o quel particolare tecnico, al fine di essere, in partita, migliori dei propri avversari. Non sottovalutiamo l’importanza del talento delle stelle, capaci di effettuare 1-2 giocate straordinarie a partita, tuttavia preferiamo che queste stelle non si sottraggano al lavoro oscuro e abbiano una carattere combattivo e non diventino dei «geni del singolo episodio».  

Ciò non significa che per lo Zenit debbano giocare solo calciatori volenterosi ma limitati. Ciò significa che anche il più dotato genio del calcio deve dare il 101% in ogni partita.

In conclusione: che cosa vogliamo da ogni giocatore che scende in campo con la maglia dello Zenit, a cominciare dalle squadre giovanili?
- abnegazione totale;
- costante aspirazione alla crescita professionale;
- niente simulazioni! Solo vittorie oneste;  
- aspirazione alla vittoria in ogni partita, fino all'ultimo minuto, indipendentemente dal risultato e dallo status dell’avversario.

MENTALITÀ (QUALITÀ UMANE)

La professione del calciatore contemporaneo implica un determinato comportamento non solo in campo, ma anche fuori da esso. Per i pietroburghesi il comportamento della persona fuori dal campo è sempre stato forse persino più importante della prova di sé che il giocatore dava durante la partita. Questo dimostra quanto gli abitanti di San Pietroburgo tengono alla propria squadra e a come essa rappresenta la nostra città.

Riteniamo dunque che i tifosi abbiano il diritto di esigere dai calciatori dello Zenit un comportamento degno durante le partite e dopo la loro conclusione. I calciatori devono rappresentare modelli positivi sia per la gioventù sia per i tifosi adulti. Per noi sono inaccettabili situazioni in cui ci si debba vergognare per il comportamento di giocatori dello Zenit nella vita quotidiana. Da qualunque luogo provenga un calciatore, militando nello Zenit, egli rappresenta San Pietroburgo e per questo deve essere degno della gloriosa città.   

In conclusione: che cosa vogliamo dai giocatori dello Zenit fuori dal campo di gioco?

- comportamento degno nella vita quotidiana, conforme alle norme di civiltà di San Pietroburgo;    
- rispetto delle persone, assenza di divismo nei quotidiani rapporti interpersonali;
- interesse per la storia della nostra città e del paese, atteggiamento rispettoso nei confronti dei nostri valori;
- rapporti con i giovani calciatori dello Zenit fondati sul rispetto reciproco e sull'aiuto nella crescita professionale: tutti noi siamo lo Zenit!
- siamo contrari al fatto che allo Zenit arrivino calciatori «opportunisti», che cambiano club in continuazione;
- non vogliamo che i giocatori dello Zenit diano pubblica dimostrazione di essere dediti all'alcol o alle sigarette
- siamo contrari al fatto che nello Zenit giochino rappresentanti di minoranze sessuali; 
- atteggiamento rispettoso nei confronti dei rappresentati corretti e professionali dei mezzi di comunicazione di massa, i quali svolgono il proprio lavoro per i tifosi.

PRINCIPI DI SELEZIONE

Ringraziamo la direzione della società per l’attenzione alle scuole calcio e al settore giovanile dimostrata negli ultimi anni. L’accademia dello Zenit è il miglior acquisto e un investimento a lungo termine per la crescita del club.

Nel contempo, abbiamo un nostro punto di vista sui club, le regioni e i paesi dai quali vogliamo che provengano prioritariamente i giocatori dello Zenit. Ripetiamo, il nostro punto di partenza è il fatto che lo Zenit rappresenta il simbolo della città, e dunque deve rifletterne l’essenza, esserne il volto nello sport contemporaneo. Inoltre per noi è di vitale importanza che lo Zenit mantenga la propria identità, e non si trasformi in una statisticamente media squadra europea, con il sua legione standard di stranieri.

Pertanto rivolgiamo alla direzione del club la proposta di esaminare il seguente approccio alla questione delle priorità nella selezione dei calciatori e nel lavoro degli osservatori: 4 indirizzi prioritari nei criteri di selezione, dalla priorità più alta a quella meno significativa.

Indirizzo prioritario N°1. San Pietroburgo e Regione Leningradese

A queste persone non è necessario spiegare molto, molti ragazzini sono nati e cresciuti qui. Vogliamo vedere e sentire parlare del lavoro fervente dei nostri osservatori nei campionati cittadini e regionali, nelle competizioni di quartiere, nei campionati scolastici, nei tornei amatoriali. Vogliamo vedere i risultati del lavoro degli osservatori, cioè la nascita di nuove “stelle” e “stelline” locali nelle squadre della scuola calcio e del settore giovanile. Oltretutto conviene anche alla società: i costi per il mantenimento di questi calciatori e per gli spostamenti si abbattono considerevolmente. Inoltre, per la società non ci sono praticamente rischi legati all'adattamento  Per noi ciò significa mantenimento della nostra identità del concetto di Zenit, del volto del club.    
  
Indirizzo prioritario N°2. Regione Nord-Occidentale e Russia Centrale

Anche con la Regione Nord-Occidentale la parola Zenit ha una associazione storicamente molto forte. Nella nostra città vive e lavora una quantità enorme di gente di Murmansk, di Archangel’sk, Petrozavodsk, Pskov, Novgorod ecc. Qui storicamente sono affluiti e nella maggioranza dei casi si sono fermati i più forti e talentuosi rappresentanti di queste città e regioni. Il club pietroburghese si può associare anche a queste città e regioni.
Parlare della Russia Centrale, significa parlare dei ragazzi russi più talentuosi, per i quali lo Zenit è un sogno, una chance. E qui noi siamo pronti ad aiutare la società per le questioni riguardanti l’adattamento dei ragazzini arrivati all'Accademia  Siamo pronti a far conoscere loro la città, le nostre tradizioni, in modo che lo spirito dello Zenit per loro sia direttamente legato alla nostra grande città. Peraltro questa proposta vale anche a proposito degli stranieri che arrivano per giocare in prima squadra, ma in questo senso sta facendo molto anche la società stessa. 

Indirizzo prioritario N°3. Resto della Russia, Ucraina e Bielorussia, Paesi Slavi, paesi baltici e scandinavi. 

Se i talenti necessari non si trovano nelle regioni sopraccitate, le priorità di selezione va spostata alle rimanenti regioni russe. In questo caso, tenendo presente la multietnicità del nostro paese, è molto importante il momento dell’adattamento per chi è portatore di altri codici culturali. Ripetiamo, partiamo dal presupposto che un calciatore che gioca nello Zenit rappresenta la nostra città in campo e fuori da esso.
Perché tra gli altri paesi diamo la preferenza alle “repubbliche sorelle”, ai paesi del Baltico  e alla Scandinavia? Anche in questo caso a causa di legami storici, sociali e culturali. Alla Bielorussia e all'Ucraina ci lega la storia secolare di uno stato unitario, ai paesi slavi la vicinanza di mentalità, abitudini e comportamento, sia in campo sia fuori. Ci sono affini per spirito anche gli scandinavi, che hanno nel sangue la sete di lotta e l’abnegazione. Ai paesi baltici ci lega una lunga storia di relazioni culturali e di affari, questi stati sono nostri vicini. Inoltre, per mentalità, queste sono le nazioni che più ci si addicono. Tranquilli, responsabili, professionali, senza tendenze all'esibizionismo e alle simulazioni, ecc.

Indirizzo prioritario N°4.  Resto d’Europa

Tutti gli altri continenti, all'infuori dell’Europa, a nostro avviso, non devono rientrare tra le priorità dello Zenit. Ciò non significa che siano tabù. Ma volare in America Latina ha senso solo se prima abbiamo saggiato con onestà e professionalità tutte le possibilità di ricerca di giocatori nella nostra regione, in Russia e in Europa.
Perché? La risposta è semplice. Non si tratta di trito razzismo o di nazionalismo: semplicemente il club perde la propria identità regionale, noi cessiamo di associarci a esso.  

ACERRIMI RIVALI
 
Ci risulta estremamente sgradito l’ingaggio da parte dello Zenit di giocatori che sono stati simboli dei club tradizionalmente nostri acerrimi rivali: Spartak, CSKA, Dinamo. Siamo anche categoricamente contrari al fatto che giocatori della nostra squadra, a cominciare dalle formazioni giovanili, passassero ai suddetti club. A nostro parere il club non dovrebbe consentire questi trasferimenti, che rafforzano i nostri acerrimi rivali.

LO ZENIT E I GIOCATORI DALLA PELLE NERA 

Ci soffermiamo separatamente su questo argomento, in quanto esso suscita molti interrogativi in vasti strati dell’opinione pubblica. 

Non siamo razzisti e per noi l’assenza di giocatori dalla pelle nera nella rosa dello Zenit è soltanto una tradizione importante, che sottolinea l’identità del club e nient’altro. Grazie al mantenimento di questa tradizione, lo Zenit nel mondo del calcio ha un proprio volto ben definito, e si colloca nel ristretto gruppo dei pochi club calcistici che hanno conservato la propria identità.

Ci risulta incomprensibile la disparità di giudizio dell’opinione pubblica su questo argomento. Perché molti si entusiasmano per la scelta dell’Athletic Bilbao, che si affida a giocatori cresciuti nel proprio vivaio e provenienti dalla propria regione, mentre si esercita una pressione continua sulla dirigenza del nostro club e sui suoi tifosi accusandoli di razzismo?  

Noi, come club più nordico tra le grandi città europee, non siamo mai stati mentalmente collegati all'Africa  così come al Sud America o all'Australia e all'Oceania  Non abbiamo nulla in contrario agli abitanti di questi e di qualunque altro continente, ma vogliamo che nello Zenit giochino, prima di tutto calciatori affini per spirito e mentalità. Adesso invece i giocatori dalla pelle nera vengono imposti allo Zenit quasi a forza, e ciò suscita solo una reazione contraria.

Permetteteci di restare quelli che siamo.

Oltre a ciò, non si può non tener conto della specificità del campionato russo. Da noi prevale un calcio duro, basato sul contrasto fisico, su campi che in molti casi lasciano a desiderare. Inoltre, la maggior parte del campionato si gioca in condizioni climatiche piuttosto rigide. In tale contesto per i giocatori tecnici provenienti da paesi caldi risulta abbastanza difficile esprimere pienamente il proprio talento calcistico.

TETTO INGAGGI

Proponiamo alla direzione della società di considerare la questione dell’introduzione di un tetto ingaggi, sia per i giovani sia per la prima squadra.

Il limite agli stranieri e l’assenza di una concorrenza a trecentosessanta gradi hanno fatto sì che molti giovani giocatori pensino solo al nuovo contratto, agli oggetti alla moda e alle automobili, invece di concentrarsi sulla crescita professionale, calcistica e sui risultati sportivi. 

Come dimostra la pratica degli ultimi anni, i giocatori della prima squadra forniscono regolarmente esempi perniciosi ai giovani calciatori, in pratica ricattando la dirigenza del club al momento della stipula dei nuovi contratti.

Riteniamo che gli ingaggi offerti dalla nostra società siano più che adeguati al livello di capacità dimostrato dai calciatori. Va ricordato poi che ai calciatori, oltre allo stipendio, viene fornita l’opportunità di  vivere in una delle città più belle del mondo ed essere oggetto di un autentico amore popolare e dell’alta considerazione dei pietroburghesi. 

Per questo riteniamo che qualunque giocatore che tenta di strappare il contratto migliore per se stesso attraverso il ricatto o altri mezzi non etici, deve essere messo sul mercato. In questo caso è ammissibile la sua vendita agli acerrimi rivali, ma solo in caso di assenza di soluzioni alternative. 

Riteniamo che gli ingaggi dei giocatori dello Zenit debbano corrispondere a un ragionevole livello di mercato, poiché la remunerazione eccessiva dei calciatori conduce all'avidità e all'assenza di crescita professionale.

Non possiamo non sottolineare il significato sociale di tale decisione. Negli ultimi tempi il campionato Russo di calcio viene paragonato, non senza un fondamento, al campionato del Qatar o a quello cinese, in relazione agli alti ingaggi dei calciatori. Dato il livello di reddito della maggioranza della popolazione della Russia, la situazione attuale, riguardo ai guadagni dei calciatori del campionato russo, appare come un festino in tempo di peste.

CONCLUSIONE

Il nostro punto di vista non è un dogma assoluto. Tuttavia riteniamo che il mantenimento o l’introduzione dei principi proposti consentiranno al club di mantenere la propria identità in una prospettiva di lungo periodo e di non trasformarsi in un «progetto calcistico» come tanti.