Il Milan riparte da Istanbul: semifinale in frigorifero


Foto di gruppo del Galatasaray al Mithatpaşa.
Vengono esibiti tutti i trofei nazionali detenuti all'inizio della stagione 1962-63
24 gennaio 1963, Istanbul

Sapevamo che a Istanbul non tutti gli inverni sono miti. Capitano settimane in cui soffiano venti rigidi dall'est,  la temperatura scende di molto sotto lo zero, nevica abbondantemente. Ecco, il Milan non ha indovinato l’inverno giusto per scendere da queste parti. Per lo meno, ha imbroccato la partita. Anzi, ne ha azzeccate due in una sola giornata. Le notizie in arrivo dall'Italia hanno infatti sollevato lo spirito della truppa, abbastanza giù di tono dopo la sconfitta di Venezia. La pantomima di David – in ciò, va detto, ben istruito da Gipo Viani – ha commosso il giudice sportivo, che ha concesso ai rossoneri la vittoria a tavolino. Ridotta a cinque punti, dunque, la distanza dal vertice della classifica.

Sul campo poi, nel match pomeridiano, il Milan ha vinto com'era dovere e com'era logico, ma non ha destato particolare impressione. Rasserenati ma ancora appesantiti dalla notte in bianco – l’albergo è stato assediato da un gruppo di chiassosi sostenitori del Gala, armati di trombe, bengala, fischietti e altra oggettistica ‘musicale’: un concerto atteso ma non certo gradevole -  i rossoneri sono riusciti a cavarsela con poche, azzeccate mosse, uscendo da una situazione difficile. Lo stadio, infatti, già piuttosto ‘caldo’, è diventato bollente dopo che il Galatasaray era passato in vantaggio. All'alba della partita, passato attraverso la bufera di vento e di neve, Uğur Köken è sbucato davanti a Ghezzi e l’ha trafitto senza pietà. Il boato assordante del Mithatpaşa ha certamente spaventato Mondino Fabbri e sovrastato per un istante i canti dei muezzin su entrambe le sponde del Bosforo. Il Galatasaray ha continuato a premere forsennatamente: una spinta inesasusta ma velleitaria, vanificata da mediocrità tecnica e confusione di schemi; il reparto difensivo dei campioni d’Italia si è così compattato, senza lasciare più varchi. E anzi, come ci si poteva aspettare, gli spazi nella metà campo dei turchi si sono progressivamente dilatati, offrendo al Milan l’opportunità di estinguere l’incendio già entro la fine del primo tempo. Mora (su penalty trovato da Altafini) e Barison, e poi ancora Altafini alla mezzora della ripresa hanno fissato lo score e surgelato l’ambiente.

José Altafini
23 gennaio 1963, Mithatpaşa Stadium, Istanbul
Galatasaray SK - AC Milan 1:3                 
Galatasaray: Turgay, Candemir, Ahmed; Suat, Ergun, Kadri; Tarik, Mustafà, Metin, Talat, Uğur. Allenatori: Gündüz Kılıç e Coskun Özarı
Milan: Ghezzi, Pelagalli, Trebbi; Trapattoni, Maldini, Radice; Mora, Pivatelli, Altafini, Rivera, Barison. Allenatore: Rocco e Gipo Viani (Direttore tecnico)
Arbitro: Friedrich Seipelt (Austria)
Marcatori: Ugur (4°), Mora (34°, su calcio di rigore), Barison (38°), Altafini (76°)
Spettatori: 20.952





Ex post

Del match non sono reperibili immagini; è possibile non godesse di alcuna copertura televisiva. Anche i commenti sui quotidiani (per quanto è disponibile in rete) sono piuttosto scarni. Il vero fatto di giornata era la decisione riguardante l'episodio di Venezia, e l'assegnazione del 2:0 al Milan (v. l'ampio risalto dato alla vicenda su La Stampa  e su L'Unità del 24 gennaio 1963). Appena possibile, offriremo i resoconti  della partita telefonati ai quotidiani sportivi.

Colorita, viceversa, la rievocazione della partita di Mario Pennacchia, Il calcio in Italia, Torino, UTET, 1999, vol. I, p. 378:
"Per il terzo turno della Coppa dei campioni, il 23 gennaio 1963, il Galatasaray non si propone al Milan come un avversario insuperabile, e il viaggio in Turchia viene affrontato dai rossoneri con sereno ottimismo. Ma le contrarietà che non si temono da parte degli avversari è la furia del tempo a scatenarle ... Il Milan resiste, quanto meno ci prova. Ma quando sta per sentirsi sopraffatto, corre dall'arbitro austriaco Seipelt a protestare, a supplicarlo, una, due, tre volte. Quello, campione di stoicismo, non deflette. Dio permettendo, si guadagna l'intervallo. Tutti i giocatori rattrappiti invocano la sospensione della partita. Maldini, dilaniato dal gelo, vaneggia al punto che Viani gli rovescia in gola mezza bottiglia di cognac. Il fischio dell'arbitro che richiama in campo suona come l'appello nel giorno del giudizio universale. Il più disperato è Ghezzi, costretto a rimanere impalato davanti alla porta ... straziato dal freddo, il portiere si accosta alla faccia posteriore di un palo, si aggrappa alla rete e mentre i suoi compagni cercano nell'agonismo perpetuo un minimo di ristoro al gelo assassino, lui si sforza, si concentra e e finalmente riesce a procurarsi l'unica fonte di calore che gli sia umanamente, anzi, animalescamente concessa per non impazzire: si orina addosso".

Nel maggio del 2003, ForzaMilan dedica ampio spazio alla celebrazione dei 40 anni trascorsi dalla vittoria di Wembley. Maldini, Rivera e Altafini aprono l'album dei ricordi. Solo Maldini ritorna con la memoria a Istanbul, quando ai tre viene domandato quale fosse stata (Benfica escluso) la squadra più difficile da incontrare lungo il torneo: "Direi il Galatasaray, non tanto per la forza della squadra, che battemmo agevelmente a San Siro come in Turchia, quanto per l’ambiente. A Istanbul c’era un tempo incredibile, con ghiaccio e neve, e la notte prima dell’incontro i tifosi non ci fecero dormire per il gran baccano".

Mans