A poche settimane da una famosa tornata di elezioni politiche, finalmente il 17 maggio 1953 a Roma si inaugurava il nuovo, grande stadio. Lo 'Stadio dei Centomila', ma già 'Olimpico' in vista della possibile assegnazione dei Giochi del 1960 (che arriverà il 15 giugno 1955). La sua storia inizia con una partita di calcio: Italia-Ungheria. Sì, gli azzurri opposti al peggiore avversario che si potesse immaginare in quel momento. Fu una vigilia agitata. Da cosa? Dalla caccia al biglietto. Svoltasi in una confusione tipicamente 'romana', secondo la stampa del Nord. E il racconto (spassoso: perciò merita di essere riproposto) di quella vigilia si prese addirittura la prima pagina de 'La Stampa', il 17 maggio.
Roma, 16 maggio
La frenesia sembra essersi impossessata di Roma in questa che i giornali della sera definiscono 'agitata vigilia sportiva'. L'imminenza del 'match' fra i calciatori azzurri e gli ungheresi, l'inaugurazione del nuovo grande stadio, le carovane di 'tifosi' che giungono da Nord e da Sud assalendo gli alberghi, le voci sul bagarinaggio dei biglietti (30 mila lire per un posto di tribuna), le discussioni dei tecnici improvvisati agli angoli delle vie: tutto ciò finisce con l'inserirsi come un vasto impensato elemento corale nella atmosfera già cosi tesa della battaglia politica e dei comizi: il clamore si aggiunge al clamore, "Fratellanza tra i popoli", grida dai muri un manifesto comunista che raffigura l'abbraccio fra un atleta magiaro e uno italiano.
I romani rimasti senza biglietto per la partita non hanno saputo (o potuto) raccogliere l'invito della fratellanza neanche sul piano più modesto della concordia municipale. Quello che è accaduto stasera agli sportelli del vecchio Stadio Torino, dove in extremis la Federazione Gioco Calcio ha posto in vendita alcune migliaia di posti di curva, è tipico di un entusiasmo sportivo che non si arrende al civismo, o di una mentalità burocratica digiuna di psicologia: i romani non sopportano le file, i biglietti sono stati gettati in pasto alla loro fame senza nessuna preoccupazione d'ordine: le resse dinanzi agli sportelli sono cresciute, degenerando in tumulti; una folla impazzita (c'erano forse ventimila 'aficionados') ha schiamazzato a lungo sul piazzale tentando di prendere d'assalto le guardiole dei cassieri: la polizia a cavallo ha caricato i riottosi con slancio. Si sono avute le più memorabili, urlanti scene di panico di questi ultimi anni, ben più paurose di quelle che movimentarono Piazza Colonna per le manifestazioni contro il Patto Atlantico: la folla non aveva scampo, i cavalli si impennavano sui fuggenti. Ci sono stati due feriti e una trentina di contusi, alcuni dei quali in modo piuttosto duro; la vendita dei biglietti è stata interrotta.
Con pompa serena invece le autorità religiose e laiche hanno proceduto ad una 'prima inaugurazione' dello Stadio Olimpico. Stamattina Pio XII aveva benedetto la bandiera del CONI e la medaglia commemorativa dell'avvenimento, rivolgendo un discorso ai veterani dello sport (85 campioni olimpionici e 31 campioni dcl mondo), fra cui il quasi novantenne maestro di scherma Agesilao Greco e il vecchio, cieco lottatore Raicevich. "Desideriamo anzitutto congratularci — egli ha detto — con quanti, superando non lievi difficoltà e dopo lunghe vicende, hanno condotto a termine un'opera ben degna di inserirsi per le sue dimensioni nella tradizione del grandioso e del bello proprie della Roma di ogni tempo e che risponde — come ci è stato riferito — alle esigenze più moderne di simili costruzioni".
"Mentre pertanto bene auspichiamo all'opera vostra e ci apprestiamo a benedire la bandiera del Comitato Olimpico Nazionale Italiano, leviamo la nostra preghiera all'Altissimo affinché il nuovo stadio serva efficacemente al miglioramento fisico e morale del popolo e particolarmente della diletta gioventù romana; che ogni qualvolta le moltitudini traboccanti dal suo ampio abbraccio lo trasformeranno in un'aiuola fremente di vita contribuisca a rinsaldare il senso della concordia di cui è espressione: e finalmente soprattutto che in ogni circostanza lo stadio olimpico non cessi di cantare con le voci della presente e delle future generazioni la gloria di Dio".
Terminato il discorso, il Pontefice ha appuntato sulla nuova bandiera olimpica la medaglia d'oro con la sua immagine.
Nel pomeriggio, presente il sottosegretario Andreotti, il cardinale Micara, vicario di Roma, ha benedetto lo stadio nuovo. "Consacrarlo domani con l'acqua santa dinanzi agli atleti di un Paese ufficialmente marxista avrebbe avuto l'aria di un esorcismo contro i nostri avversari", è stato argutamente detto. Quanto a costoro, che poi non sono che ragazzi mal vestiti, dall'aspetto ingenuo, sebbene l'arcigna Costituzione magiara li classifichi quali 'difensori di Stato', hanno preso parte stasera ad un ricevimento nella sede de L'Unità, intrattenuti e festeggiati dalle alte cariche comuniste. I giovani ungheresi apparivano stupiti e perfino depressi per lo scalpore che vanno suscitando: "Quella dì domani, in fondo, non è che una partita di calcio — commentava uno degli atleti, non senza saggezza — fra due giorni nessuno ne parlerà più".
[La Stampa, 17 maggio 1953, articolo firmato da C. L.]
Vedi anche Costruzione e inaugurazione dello Stadio Olimpico (Eupallog Santuari) e la documentazione sulla partita (Eupallog Cineteca)