Una creatura senza intelligenza

Le cronache di Monsù
L'ultima coppa del mondo

16 luglio 1966

Ungheria contro Brasile. Come nel '54, i magiari hanno la meglio. Con gran sorpresa di tutti, compreso Pozzo. Priva di Pelé, la Seleçao batte in testa.


Liverpool, 15 luglio. 
Prima della gara di questa sera contro il Brasile, all'Ungheria non venivano date molte possibilità di qualificarsi per i quarti di finale: i magiari erano stati battuti dal Portogallo due giorni fa e si riteneva che contro i campioni del mondo la squadra di Albert avrebbe fatto la stessa fine. A Liverpool, invece, è venuta la clamorosa sorpresa: l'Ungheria ha messo in mostra un gioco pratico e veloce riuscendo ad imporsi per tre reti ad una. Fra i sudamericani mancava Pelé: e stasera si è visto (se ancora ce n'era bisogno) quale peso abbia nel rendimento della squadra l'assenza di un campione come lui. 
L'incontro è stato entusiasmante dal principio alla fine. Ogni tanto, però, è affiorata qualche grave scorrettezza, specie da parte dei difensori brasiliani, spesso superati dai veloci attaccanti magiari. E questo ha guastato un poco una gara che è senz'altro da considerarsi fra le migliori finora disputate ai campionati mondiali d'Inghilterra. 
Quando la partita sta cominciando, piove: la pioggia quassù è la norma generale, piove sempre, venti volte al giorno spunta il sole, venti volte l'acqua riprende a cadere. I primi minuti della partita sono tutti a favore dell'Ungheria la quale, dopo poco più di cinque minuti di gioco, si porta in vantaggio per merito dell'ala destra Bene, il ragazzo che nella finale delle Olimpiadi di Tokio ha segnato con una prodezza eccezionale ed è il più giovane elemento della squadra. 
Al 14° minuto, però, viene il pareggio da parte dei sudamericani: un calcio di punizione per il Brasile è accordato sulla destra qualche metro fuori dell'area di rigore; lo batte il mediano Lima con un lungo tiro a mezza altezza, riprende Tostao, proprio il ragazzo che ha sostituito Pelé e che deve il suo soprannome ad una monetina che era in uso anni addietro in Brasile. Il suo tiro è di una precisione straordinaria, esso infila l'angolo alto della porta magiara sulla sinistra dell'estremo difensore. 
La partita è bella ed entusiasmante. Nell'undici brasiliano si sente la mancanza di un uomo come Pelé: i suoi compagni stentano a trovare l'accordo e la giusta carburazione. 
Quando le due squadre si ritirano negli spogliatoi per il riposo di metà tempo la luce artificiale compare in campo. Appena iniziato il secondo tempo una rete dei brasiliani è annullata per un chiaro fuorigioco dell'ala sinistra. 
Al 20° minuto finalmente l'Ungheria va in vantaggio per mezzo di un tiro di Farkas e l'azione che ha portato a questa seconda rete magiara è stata veramente entusiasmante, a seguito di una bella combinazione col pallone raso terra. Poco dopo Garrincha scatta mentre il gioco è fermo e riesce a segnare, ma l'arbitro giustamente annulla. Una bella azione di Bene e Farkas si ripete poco dopo e al 28' l'arbitro concede un rigore alla squadra ungherese per un atterramento in area dello stesso Bene; segna Meszoly, il mediano destro. Tre a uno per l'Ungheria. Il pubblico sostiene i magiari con un'unanimità raramente notata sul campi inglesi. 
L'arbitro annulla una ulteriore rete dei magiari che alla maggioranza del pubblico è apparsa pienamente regolare. Ad un dato momento il mediano destro Meszoly, l'uomo che aveva segnato su calcio di rigore la terza rete, lascia il campo, duramente colpito, ma rientra quasi subito per non lasciare i suoi compagni ridotti nel numero. 
Il risultato è il più sensazionale di tutto il torneo fino a questo momento. Sugli scudi fra i giocatori ungheresi il centravanti Albert, l'ala destra Bene e l'interno Farkas. Dei brasiliani non si può dire gran che di bene; va fatta un'eccezione soltanto per il vecchio quasi quarantenne Djalma Santos, che è stato il loro elemento migliore. Ma il Brasile, privo di Pelé, pare una creatura senza intelligenza. 
Non ha cessato un momento di piovere durante l'intera gara. Il campo però si trovava in magnifiche condizioni, malgrado l'acqua caduta. Gli spettatori erano più numerosi di quelli che avevano assistito alla gara di martedì scorso, ed ammontavano a più di cinquantunmila.

"La Stampa", 16 luglio 1966, p. 9