Leale battaglia tra due forti squadre

L'ultima coppa del mondo

31 luglio 1966


Una partita che va raccontata partendo dalla fine, risolta da una decisione contestata. Pozzo ha potuto così assistere alla sua ultima finale del campionato del mondo, "il più clamoroso che sia stato mai organizzato", ed è testimone dell'unico successo internazionale conseguito dalla nazionale albionica, dal calcio che (per lui) era quello dei maestri. Quattro anni dopo, in Messico, lui non ci sarà.


Londra, 30 luglio.
L'Inghilterra ha finalmente vinto il suo primo titolo mondiale battendo la Germania per 4 a 2 a Wembley in una drammatica gara di chiusura di un grande torneo, gara decisa soltanto dai tempi supplementari. Emozioni su emozioni, proprio quando nessuno se lo aspettava più. Parliamo prima di tutto della fase terminale dei novanta minuti regolamentari, che ha deciso di ogni cosa
Si era giunti a 13 minuti dalla fine del secondo tempo sull'1 a 1 (reti di Haller ed Hurst) ed ognuno si era già convinto nel suo intimo che si dovesse passare ad un supplemento di gioco per arrivare a una decisione definitiva. Proprio allora invece l'Inghilterra andava in vantaggio in modo più casuale che altro. Un tiro sbagliato di Bobby Charlton provocava un rinvio affrettato del difensore tedesco Schulz; proprio sull'asse del campo e quasi al centro dell'area si trovavano due degli attaccanti inglesi: Peters, l'ala sinistra, era il primo a intervenire e la palla più che venirgli passata da un compagno gli giungeva come per caso nei piedi. Egli avanzava diritto innanzi a sé mentre il pur valoroso portiere Tilkowski non si muoveva dal centro della porta. Peters avanzava ancora e tutto libero come era non aveva difficoltà a far partire un tiro a mezz'altezza che mandava a finire irrimediabilmente la palla nella rete. Faceva due a uno. E rimanevano solo tredici minuti di gioco. 
Fu qui che la squadra della Germania diede prova di un coraggio davvero ammirevole. Invece di abbattersi per l'infortunio subito, la intera compagine si scaraventava in avanti nel disperato tentativo di risalire lo svantaggio. Le maglie bianche dei tedeschi erano scatenate e invadevano l'area di rigore dei loro avversari, come delle furie. Gli inglesi si difendevano con parecchio nervosismo e con alquanta confusione anche. Calci di punizione su calci di punizione, e le occasioni del pareggio giungevano con relativa frequenza. Sulla sinistra dell'attacco Held ed Overath, specialmente il primo, giungevano più di una volta ad um soffio dall'acciuffare il pareggio. Tensione generale e nervosismo giunto al massimo in tutti quanti, spettatori che gridavano, gente che in piedi si agitava urlando. 
Si arrivava cosi all'ultimo minuto del secondo tempo. Jack Charlton, il centromediano inglese, commetteva un fallo sulla sinistra dei tedeschi alcuni metri fuori dell'area di rigore. La punizione veniva ripresa da Emmerich e la palla spioveva alta al centro dell'area. Tiri che rimbalzavano sui difensori, finché la sfera andava a finire a mezzo metro dal lontano montante. Qui due o tre giocatori germanici si precipitavano in avanti assieme al portiere Banks. Due, tre o più ripicchi, e finalmente il terzino Weber che era accorso fin lì anche lui, sospingeva la palla in rete. 
Il fatto e l'intera situazione diventavano di colpo drammatici. Gli inglesi che già erano arciconvinti di avere il successo in tasca si vedevano costretti al pareggio esattamente a un mezzo minuto dalla fine. Essi reclamavano presso l'arbitro, ma il medesimo confermava senz'altro la regolarità del punto. Faceva due a due e bisognava per forza passare ai tempi supplementari. 
I giocatori delle due squadre erano sfiniti. Lo sforzo sostenuto li aveva letteralmente logorati. Alcuni si gettavano a terra, altri cercavano disperatamente qualcosa da bere durante l'intervallo fra ì tempi regolamentari e quelli supplementari. Tutti quanti avrebbero molto volentieri fatto a meno di continuare a giocare per un'altra mezz'ora. 
Quando l'arbitro, che come per pietà aveva concesso un paio di minuti di riposo alle due squadre, dava il segnale della ripresa dei gioco, ognuno si rimboccava le maniche e riprendeva a combattere. Tanto che, dopo alcuni minuti, le azioni diventavano più veloci di prima. E finiva per essere questo il periodo più vivace di tutta la gara. Attivissimo era il più giovane degli inglesi, l'ala destra Ball. Egli non tardava a far partire un gran tiro basso, e il portiere tedesco rispondeva con con una parata di grande classe. Gioco alterno, con minaccia di pericolo per ambo le parti. Si giungeva così all'11' del primo tempo supplementare. 
Era allora che avveniva l'incidente che doveva ufficialmente decidere dell'assegnazione del titolo di campione del mondo, lasciando dietro di sé discussioni tanto accanite quanto oramai inutili. La mezz'ala destra Hurst piombando violentemente sulla palla faceva partire un tiro alto di grande potenza. La palla, malgrado il gran balzo del portiere Tilkowski, andava a picchiare sotto la sbarra trasversale della porta, rimbalzando poi direttamente in campo. Tutti si volgevano allora verso l'arbitro, in attesa della sua decisione. L'arbitro stesso dichiarava a tutta prima che la palla non era entrata in rete, con un gesto vivace che tutti vedevano; ma suscitava così le vivaci reazioni di tre o quattro dei giocatori inglesi che pretendevano che la sfera fosse entrata in rete. Sopravveniva allora uno dei guardalinee, e dopo una piccola confabulazione l'arbitro dichiarava valido il punto. Era la volta allora dei tedeschi di reclamare, ma la decisione era stata oramai definitivamente presa e non c'era più nulla da fare in contrario. 
La Germania ritornava allora all'attacco, nel disperato tentativo di pareggiare ancora. Ma gli inglesi, ormai, si erano chiusi in difesa con quasi tutti gli uomini della loro squadra. Più volte erano in dieci i difensori in maglia rossa. Passavano così i minuti che mancavano al termine del primo dei due tempi supplementari, e poi trascorreva quasi per intero il secondo tempo. E, proprio al momento terminale dell'intera contesa, il capitano degli inglesi Moore, il più intelligente e l'uomo più a posto fra i ventidue che erano in campo, scopriva l'unico suo compagno d'attacco che fosse ancora piazzato in avanti, mentre tutti quanti i germanici erano lanciati alla ricerca di quel pareggio di cui abbiamo detto. Era, quest'unico attaccante che si trovava nell'aspettativa, Hurst, la mezz'ala destra, la quale combinazione in quel momento aveva preso posizione alla mezz'ala sinistra. Hurst riceveva la palla tutto solo e, rincorso da un solo avversario, partiva decisamente all'attacco. Egli penetrava in area e, con un tiro trasversale fortissimo infilava la parte alta della rete dei germanici. Faceva quattro a due, ma bisogna ammettere chiaramente che questa quarta rete non aveva nessuna importanza, anzi essa non sarebbe mai stata segnata se non fosse stata convalidata la terza rete degli inglesi, quella segnata dallo stesso Hurst. 
Abbiamo descritto per prima la parte conclusiva della partita, perché questa è stata l'unica che ha detto qualche cosa di importante nell'incontro, la più emozionante, e quella che ha finito col decidere di ogni cosa. Abbiamo cioè, in senso cronologico del termine, incominciato dalla fine. La cosa era necessaria per il suo andamento. La gara era cominciata con due reti a distanza di cinque minuti l'una dall'altra, proprio nei primi minuti della partita. 
Gli inglesi si sono meritata la vittoria che hanno ottenuto. Più per l'impegno fisico sfoderato che non per vere prodezze tecniche. Di autentiche finezze se ne son viste poche. La posta era troppo importante, forse, perché i giocatori potessero preoccuparsi di cose sopraffine. Non si può affermare né che l'ambiente non abbia influito sul risultato né che l'ambiente stesso sia stato veramente determinante in materia. Che l'Inghilterra abbia essenzialmente riportato il successo perché operava in casa propria è invece una verità che può essere sostenuta. 
L'incontro è stato giocato con molta correttezza. Esso è stato anche arbitrato in modo equanime dall'arbitro svizzero Dienst. Discutibile invero è la sua decisione di convalidazione del terzo punto dei padroni di casa, ma essa è stata presa, in realtà, più su parere di uno dei guardalinee che non a seguito di un giudizio personale suo. E l'affermazione che va fatta in termini chiari è quella che suona a lode del comportamento dell'undici germanico. Esso ha lottato con un coraggio ed una costanza eccezionali. La squadra è caduta in piedi. Non è stata certamente questa la miglior prova che essa abbia fornito nel corso di questo campionato. Ma va tenuto conto e della stanchezza degli uomini e del valore dell'avversario della giornata. Il campionato del mondo, il più clamoroso che sia mai stato organizzato, è terminato, e la popolazione locale ha riservato ai suoi vincitori un applauso ed un ricevimento che più calorosi davvero non potevano essere.

"La Stampa", 31 luglio 1966, p. 8