Mazzola e Rivera si scambiano cortesie e Pascutti s'infortuna

Le cronache di Monsù
L'ultima coppa del mondo

7 luglio 1966

La partitella di Copenaghen ha avuto poco da dire per gli Azzurri: troppo facile. Pozzo ne dà conto con la necessaria leggerezza.



Copenaghen, 6 luglio.
Questa quinta e ultima partita di preparazione della nostra squadra nazionale prima della partenza per l'Inghilterra non è stata proprio una grande cosa. Il risultato di quattro reti a zero farebbe credere a un partitone, da parte dei nostri. Nulla di tutto questo. Prima di tutto, due reti iniziali — molto iniziali, perché segnate al 6' e all'8' del primo tempo, e piuttosto stupide anche, perché dovute a due errori della difesa danese, nella quale tutto si è ingarbugliato improvvisamente —, queste due reti iniziali hanno finito per decidere del risultato prima ancora quasi che la partita fosse incominciata. 
Purtroppo la partita ha originato un incidente piuttosto serio ad uno dei nostri giocatori. Pascutti, scontratosi con un avversario al 14' del secondo tempo, ha riportato la distorsione della caviglia sinistra. A gara finita, il dottor Pini ha bloccato il punto indolenzito con una benda gessata; Pascutti non disputerà sabato in Inghilterra la partita di allenamento in famiglia che Fabbri farà disputare a Durham, si spera che possa giocare contro il Cile mercoledì 13 luglio, ma non è sicuro che si rimetta in tempo. 
Come viene descritto a parte, Mazzola segnava entrambi i goals su passaggio di Rivera, sospingendo in rete la palla nella grande confusione creatasi nella difesa danese. I danesi prendevano ad attaccare dopo essersi trovati con il risultato passivo di due reti a zero, ma al di là della metà campo ogni loro velleità veniva a svanire. La loro forza principale sta nel gioco di metà campo, appunto perché essi non si concentrano gran che sul lavoro di difesa. 
La cosa migliore da parte degli azzurri giungeva al 35' minuto, quando Mazzola, come per restituire le cortesie usategli da Rivera, passava a quest'ultimo un pallone a mezzo salto; Rivera interveniva al volo su di esso e con una gran legnata di sinistro batteva irresistibilmente il portiere danese Nielsen. Questa era in realtà una bella rete. Da notare che in tutto il primo tempo Pascutti non veniva servito da nessuno dei suoi compagni, pareva quasi che lo si fosse dimenticato in campo. 
Alla ripresa avvenivano da parte nostra quattro cambiamenti, mentre i danesi non cambiavano nessuno dei loro uomini e continuavano fino al termine nella stessa formazione. Per un quarto d'ora abbondante i danesi attaccavano vigorosamente e il portiere nostro Anzolin doveva impegnarsi a fondo per parare un bel colpo di testa preciso del centravanti Klint. 
Verso la seconda parte della ripresa, la squadra danese, come convinta che i suoi sforzi non potessero portare a risultato concreto alcuno, rinunciava ai suoi tentativi di attacco, e allora al 28' minuto, quasi in contraddizione con quello che era stato l'andamento del gioco fino a quel momento, un altro goal insipido veniva ad aggiungersi al bottino degli italiani. Si trattava di un centro di Barison e di un tentativo di girata di Meroni. La girata stessa falliva e Mazzola arrivava a correggerla di testa, segnando per la quarta volta. 
Bisogna insistere sul fatto che questa seduta d'allenamento non va presa gran che sul serio. Le due reti iniziali hanno per così dire tolto ogni significato alla lotta, e il valore dell'undici che si contrapponeva agli azzurri veniva a spegnersi ogni volta che i danesi stessi si venivano a trovare nelle vicinanze della nostra area di rigore. Nel 2° tempo si arrivò a non comprendere chiaramente se erano i nostri che, visto il risultato che avevano nelle mani, smobilitavano e non ritenevano più opportuno di insistere a fondo, o se erano i danesi che reagivano con vigoria. 
Da segnalare rimane il fatto che Albertosi nel primo tempo si è portato molto bene, come d'altra parte ha fatto il suo sostituto Anzolin. 
Al termine della partita sono entrati in campo sette od otto degli uomini della squadra nostra che non avevano preso parte all'incontro e si sono sgranchiti le gambe prima che l'oscurità intervenisse a fare sospendere ogni tipo di lavoro per tutti quanti.

"La Stampa", 7 luglio 1966, p. 9