Una bella e corretta semifinale

L'ultima coppa del mondo

27 luglio 1966

E così, anche Monsù Poss è riuscito a godersi finalmente una bella partita ...


Londra, 26 luglio. 
La partita che secondo noi meritava pienamente il titolo di finale del torneo per le particolari caratteristiche dei suoi protagonisti, cioè Inghilterra e Portogallo, si è svolta questa sera allo stadio di Wembley davanti a circa 100 mila persone. Un buon terzo del pubblico era composto da stranieri, coalizzati tutti contro l'undici locale, come per una specie di rivincita sui favoritismi di cui sono stati oggetto finora gli inglesi da parte del comitato organizzatore. 
Bisogna dire subito che lo spettacolo offerto da questa semifinale è stato di qualità elevata. A parte il lato coreografico dello spettacolo stesso, ravvivato dai canti e dalle invocazioni del pubblico, nonché dalle esibizioni della solita banda militare della guardia in grande uniforme, il gioco in sé è stato di un tipo superiore a quello che si era visto finora a Wembley. 
E' stato, innanzi tutto, molto più corretto dei precedenti. In tutti i primi quarantacinque minuti, l'arbitro — il francese Schwinte, che per il suo arbitraggio è noto anche in Italia — non ha avuto da fischiare che due soli falli in tutto. Contrariamente al solito, nessun richiamo ai giocatori, nessuna ammonizione. Gioco essenzialmente basato sulla tecnica da entrambe le parti, non più sulla forza bruta dei giocatori, come a Liverpool nella semifinale del giorno precedente fra Russia e Germania.
L'Inghilterra, col suo tipo di schieramento a 4-3-3, dava prova di una velocità superiore, cercando di operare essenzialmente in profondità. Ma i portoghesi, che con le loro azioni a passaggi brevi si trovavano con relativa facilità, lasciavano l'impressione di essere più tecnici e il solo appunto che si può loro muovere è quello di aver giocato troppo in linea, invece che in profondità. Essi mancavano di Vicente e di Morais, due dei loro difensori migliori, ma davano prova di grande mobilità, nonché di una precisione assoluta nella manovra fra uomo e uomo. 
Questo primo tempo avrebbe dovuto logicamente terminare con un risultato di parità. E così sarebbe realmente avvenuto se non fosse stato per una difettosa parata del portiere portoghese, che pur costituisce solitamente un'autentica rocca per la difesa dei lusitani. Pereira, parando un tiro fortissimo di Hunt, non respingeva la palla che per alcuni metri davanti a sé, di modo che fu la cosa più facile di questo mondo per il sopravvenuto Bob Charlton quella di sospingere la palla nella rete. 
Il secondo tempo merita per la correttezza lo stesso titolo di distinzione del primo. Pochi, pochissimi falli e nessun gesto di vera cattiveria. Questa semifinale, sotto l'aspetto della lealtà del gioco, riabilita il nome del torneo. 
La ripresa ha avuto tre fasi distinte. Nella prima di esse il Portogallo ha prodotto il suo sforzo più intenso, dominando territorialmente per circa un quarto d'ora, senza riuscire però a imporsi definitivamente La difesa inglese era chiusa e ferma in modo inesorabile. Da notare che proprio in questo periodo il mediano laterale inglese Stiles commise un fallo di mano che l'arbitro francese Schwinte fece bene a non punire con un rigore per la totale involontarietà dell'atto. 
Poi, nella seconda fase di questa ripresa, gli inglesi, rompendo il lungo assedio in cui erano stati tenuti, riuscivano ad avanzare e, sostenuti dal calorosissimo incoraggiamento del pubblico, portavano tutta una serie di attacchi aperti e disinvolti. Su uno di essi, al 35° i padroni di casa segnavano la loro seconda rete a mezzo di un tiro meraviglioso per potenza e precisione di Bobby Charlton. Infine, nella terza ed ultima parte dell'incontro, i portoghesi ritornavano all'attacco, e due minuti dopo aver subito il secondo goal essi ottenevano il premio della loro tenacia a mezzo di un rigore concesso per un fallo di Jack Charlton, che si era servito di una mano per deviare un tiro degli ospiti che stava per violare la rete inglese, mentre il portiere appariva nettamente battuto. Naturalmente a realizzare la massima punizione in questa occasione era il solito Eusebio. 
Questa partita va considerata come giusta nel suo risultato. Un pareggio avrebbe tuttavia fornito all'incontro un esito forse più giusto ancora, perché il Portogallo ha offerto una prova forse leggermente inferiore di valore a quelle prodotte finora, ma egualmente una prova di alta levatura. Proprio sul termine della partita i lusitani hanno rischiato di ottenere il pareggio a mezzo della loro ala sinistra Simoes. 
Questa gara è stata come bellezza, come combattività e specialmente come correttezza quella che ha salvato le sorti del torneo, bisogna ripetere. Come dirittura di comportamento essa è stata la migliore delle trenta che si sono finora disputate. 
Le quotazioni dell'undici inglese sono salite di molto dopo questa vittoria. Il successo, del resto, è giunto in tempo anche per attenuare le colpe del commissario tecnico inglese, Ramsey, che il giorno prima era stato ufficialmente e duramente ammonito dal comitato organizzatore per aver definito i giocatori della squadra argentina col titolo di «animali».

"La Stampa", 27 luglio, p. 8